De gustibus non est disputandum/L'Autore a chi legge

L'Autore a chi legge

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De gustibus non est disputandum Personaggi

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L’AUTORE

A CHI LEGGE.

L
ettor carissimo, se uno tu sei di quegli, a’ quali abbia io protestato di non volere quest’anno, e forse mai più, comporre de’ simili Drammi Buffi, voglio anche communicarti la ragione che ad astenermene mi obbligava, ed i motivi che mi hanno fatto dal mio proponimento discendere. Il Dramma serio per Musica, come tu saprai, è un genere di teatrale componimento di sua natura imperfetto, non potendosi osservare in esso veruna di quelle regole, che sono alla Tragedia prescritte. Molto più imperfetto il Dramma Buffo esser dee, perchè cercandosi dagli Scrittori di tai barzellette servire più alla Musica, che a sè medesimi, e fondando o nel ridicolo o nello spettacolo la speranza della riuscita, non badano seriamente alla condotta, ai caratteri, all’intreccio, alla verità, come in una Commedia buona dovrebbe farsi. Questa è poi la ragione, per cui cotai libretti, che si dicono Buffi, rarissime volte incontrano. Io ne ho fatti parecchi, che il Tevernini, Librajo in Merceria, alla Provvidenza, ha potuto [p. 76 modifica]stamparne quattro Tometti in 121. - Di questi alcuni hanno avuto fortuna grande, altri mediocre, ed alcuni altri l’hanno sofferta pessima, e questi forse saranno i men cattivi, e più regolati primi. L’esito dipende talora dalla musica, per lo più dagli Attori, e sovente ancora dalle decorazioni. Il Popolo decide a seconda dell’esito; se l’Opera è a terra, il libro 2 è pessimo. Se è un poco serio, è cattivo perchè non fa ridere; se è troppo ridicolo, è cattivo perchè non vi è nobiltà. Volea pure imparare il modo di contentare l’Universale, anche in questo genere di composizioni, ma in sei anni, che la necessità e gl’impieghi mi costringono a doverne fare, non ho veduto alcun libro straniero che abbia avuto fortuna, e che potesse insegnarmi. Disperando dunque di poter far meglio, e di ottenere nè lode, nè compatimento, avea risoluto di tralasciare un esercizio sì disgustoso, reso anche peggiore dalle fatiche, che porta seco l’impegno della direzione al 3 Teatro. Quest’anno, in cui circondato mi trovo dalle più pesanti faccende4, al mondo bastantemente 5 palesi6, era per me opportuno per tale risoluzione; tuttovolta non siamo sempre padroni di [p. 77 modifica]noi medesimi, e l’Uomo dee tutto sagrificare al dovere, alla gratitudine, all’onestà. Un comando di persona autorevole, protettrice, benefica e generosa, mi ha costretto a dover fare anche questo, e non è la protesta mia quella solita degli Scrittori, ma pur troppo quegli che vanno a caccia di novità, V hanno saputo anche prima che io mi determinassi di farlo7.

Ho procurato 8 di scriverlo in una maniera che corrisponder potesse al merito ed al buon gusto di chi mi ha onorato di comandarmi di scrivere, ma non ho potuto staccarmi affatto dal consueto sistema. Se piacerà ad alcuni, siccome io spero, e dispiacerà ad altri, come son certo, si verificherà il titolo dell’operetta: De gustibus non est disputandum.

Non sono il primo io, che ad una Commedia italiana abbiadato il titolo latino, avendone veduta un’altra, ancora più stranamente intitolata: Sine nomine 9.

Auguro a questa operetta la fortuna dell’altra mia, che il Mondo della Luna ha per titolo10, non per il felicissimo incontro suo sulle Scene, ma per essere stata lodata da un peregrino ingegno, che sull’argomento medesimo ha dato in luce il più bel Poemetto del mondo11. Bramerei12 conoscere questo valoroso Scrittore per ringraziarlo dell’onore che egli a me fa, ed alle opere mie, per seco lui consolarmi del bellissimo estro suo e della sua erudizione; [p. 78 modifica]e per animarlo a produrre il seguito di un’opera così graziosa13; poichè stando egli dietro al quadro ad udire, sentirà gli Uomini di senno a lodarla, e non baderà agl’invidiosi, agl’ignoranti, ai critici, siccome pacificamente soglio fare ancor io. Vivi felice.


Note

  1. Allude qui il Goldoni alla prima raccolta delle Opere Drammatiche Giocose di Polisseno Fegejo ecc., fatta dal Tevernin a Venezia, nel 1753: v. vol. XXVI, p. 11 e Spinelli, Bibliografia Goldoniana, Milano, 1884, pp. 62-’63.
  2. Lo Spinelli, ristampando questa prefazione ne’ Fogli sparsi del Goldoni, Milano, 1885, pp. 30-32, credette di dover dire: libretto.
  3. Lo Spinelli, l. c., corregge: d’un.
  4. Scioltosi il Goldoni dall’impegno col capocomico Medebach, aveva firmato il 15 febbraio 1753 un contratto col N. H. Antonio Vendramin, proprietario del teatro di S. Luca; e inoltre, bisticciatosi con lo stampatore Bettinelli, nella primavera e nell’estate aveva stampato a Firenze ben quattro tomi delle sue Commedie nella nuova edizione assunta dal Paperini.
  5. Spinelli corregge: abbastanza.
  6. Allude principalmente al Manifesto col quale annunciava al pubblico la nuova edizione delle Commedie e si difendeva contro il Bettinelli e il Medebach. Non poteva in nessun modo il Goldoni, che scrisse questa prefazione nel dicembre del 1753, alludere, come crede lo Spinelli, alla malattia nervosa da cui fu colpito nella primavera del ’54, a Modena.
  7. Lo Spinelli: a farlo.
  8. Nel testo: proccurato.
  9. Sulla Comoedia sine nomine, opera probabilmente d’un frate, tra il 1450 e il ’60, vedi Sanesi, La Commedia, Milano Vallardi, 1911, vol. I, pp. 78-82 e il libro di E. Roy ivi citato, p. 455’ È ricordata nella Drammaturgia dell’Allacci.
  10. Vedasi il volume XXVII.
  11. Alludesi al Mondo della Luna del padre Saverio Bettinelli, stampato a Venezia nel principio del 1754: vol. cit, pp. 541-542.
  12. Lo Spinelli stampa: Bramai; e ciò altera il senso.
  13. Nulla sappiamo di un incontro del Goldoni col Bettinelli; ma è noto che il gesuita mantovano appartiene a quella piccolissima schiera di letterati italiani del Settecento che non seppero degnamente ammirare e apprezzare il teatro comico goldoniano: vedasi specialmente E. Masi, La vita i tempi gli amici di Francesco Albergati, Bologna, 1888, pp. 272-275.