Dalle dita al calcolatore/VII/8
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8. La numerazione indiana
Dopo i segni numerali degli editti di Asoka vengono quelli, in parte diversi, individuati nelle iscrizioni delle “grotte” di Nana Ghat e di Nasik, e in iscrizioni di vario genere commissionate dai sovrani. Il materiale usato, le lingue e gli stili danno origine a cifre molto diversificate. L’elemento costante, insieme alla base 10, è che ognuna delle 9 unità e delle 9 decine ha un suo segno specifico; i numeri si formano giustapponendo i simboli occorrenti. Per le centinaia e le migliaia si adotta invece il principio moltiplicativo, usando il segno dell’unità affiancato dal simbolo del 100 o del 1000. Il numero viene scritto come facciamo noi, con i valori più alti a sinistra e quelli più bassi a destra. La lettura del numero, invece, procede da destra verso sinistra. Il numero 3968 viene letto “otto sessanta novecento tremila”, oppure “otto sei nove tre”. Quest’ultima forma di lettura del numero, ormai consueta nel V sec. d.C., dimostra il consolidamento del principio di posizione. Non essendo ancora usato lo zero, l’eventuale mancanza di unità in qualche ordine probabilmente costringe a ripiegare sull’altro procedimento.