Dalle dita al calcolatore/IV/11
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11. Biblioteca e Museo di Alessandria
La politica dei Tolomei, fortemente accentratrice, si caratterizza per l’esclusione netta dell’elemento egizio dalla direzione del paese, a vantaggio dei Greci. Tale politica, inoltre, finanzia e controlla l’attività culturale, incoraggiando ogni tipo di studi ad eccezione della ricerca filosofica. Le acquisizioni e le sistemazioni operate dagli intellettuali alessandrini e del mondo greco-ellenistico restano poi insuperate fino al Rinascimento.
Vale la pena di spendere due parole sulla massima istituzione culturale di Alessandria. Il Museo e la Biblioteca, come afferma Strabone, fanno parte del complesso edilizio della reggia che, da sola, occupa un terzo della città. Nel Museo vivono e lavorano gli studiosi, forse divisi in corporazioni. Sono stipendiati dal sovrano e non hanno l’obbligo di dare lezioni. La Biblioteca non è un edificio a sé stante, ma è costituita dall’insieme degli scaffali su cui sono deposti i papiri, distribuiti nelle varie parti del Museo. Essa raccoglie un patrimonio librario immenso: si dice che vi siano 200.000 volumi già al tempo di Tolomeo I, 500.000 con Tolomeo II e 700.000 al tempo di Giulio Cesare. L’impegno dei dotti alessandrini non è limitato alle traduzioni; essi conducono un attento lavoro filologico per smascherare le falsificazioni e per ricostruire i testi; inoltre, li commentano. Per esempio, si deve a loro la redazione definitiva dell’Iliade e dell’Odissea. I Tolomei e i loro successori con questa prestigiosa istituzione danno un contributo notevole alla ricerca e alla cultura, ma ne traggono anche vantaggi indiscutibili come strumenti di dominio.
Per gli studiosi di tutto il mondo non “arruolati” nel Museo, è istituita una biblioteca-figlia, collocata nel Serapeo (tempio di Serapide), nel quartiere egizio di Rhakotis. Essa è dotata di copie dei testi elaborati e selezionati dai dotti del Museo. Già ai tempi di Callimaco (310-249) essa dispone di 42.800 rotoli.
Secondo la tradizione, la Biblioteca cessa definitivamente di esistere intorno al 640 d.C. con la conquista dell’Egitto da parte del Califfo Omar, che avrebbe ordinato: “Se questi libri contengono solo il Corano, sono inutili; se contengono qualcos’altro, sono pericolosi: bruciateli”. Con questo atto viene assicurato per 6 mesi il riscaldamento dei 4.000 bagni pubblici della città.