Dalle dita al calcolatore/II/3

3. L’origine della scrittura

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[p. 29 modifica]3. L'origine della scrittura

La costruzione di mura, torri, edifici complessi e canali stimola lo sviluppo di capacità progettuali, l’elaborazione di modelli astratti; si va così completando il mosaico delle capacità logiche che presiedono allo sviluppo della matematica e della scrittura. La scrittura delle parole e quella delle cifre che rappresentano i numeri nascono come risposta alle esigenze di un’economia in espansione, e come mezzo per risolvere i [p. 30 modifica]Sigillo e sua impronta su creta (3° millennio a.C.) problemi che ne derivano. L’evoluzione formale e concettuale della scrittura e dell’aritmetica apre contemporaneamente spazi nuovi alla formalizzazione, alla gestione e alla custodia delle informazioni.

Nell’epopea di “Enmerkar e il signore di Aratta” si narra di una trattativa, a mezzo di una delegazione, con la quale Enmerkar re di Uruk pretende la sottomissione della città di Aratta. Il signore di quest’ultima non vuole assolutamente andare al di là di una formale dimostrazione di rispetto. Messo di fronte all’inconcludenza dei diplomatici, interviene e

“prese allora una zolla d’argilla
il signore di Uruk,
e vi scrisse parole come sopra una tavola.
Mai era stata scritta parola sull’argilla.
Ma ora, poiché il dio del Sole
così l’aveva ispirato,
così accadde. Ed Enmerkar scrisse la tavola” (5a).

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È questa la prima indicazione scritta relativa all’invenzione della scrittura, che viene attribuita a un’ispirazione divina.

Durante gli scavi condotti dai Tedeschi nell’area del “Tempio Rosso” di Uruk nel 1929-31, si scopre un migliaio di tavolette scritte risalenti al 3200-3100 a.C. Esse sono anteriori, sia pure di poco, ai più antichi reperti di scrittura geroglifica. Si riferiscono all’amministrazione e alle operazioni economiche del tempio, come dimostra il luogo del ritrovamento.

Le tavolette d’argilla sono quadrate o rettangolari, con la superficie convessa. Le dimensioni sono variabili.

La tavoletta viene usata quando la superficie è ancora umida. La scrittura procede per colonne verticali, separate da una linea, da destra verso sinistra. Al suo interno, ogni colonna può essere divisa in riquadri per indicare l’autonomia concettuale di ogni raffigurazione. Lo strumento usato per incidere le tavolette è uno stilo, presumibilmente formato da una cannuccia avente un’estremità appuntita (o con sezione circolare ridottissima) e l’altra estremità con sezione circolare grande. La tavoletta, una volta compilata, viene messa ad essiccare. Oltre che sulle tavolette, si scrive su altri oggetti d’argilla come mattoni, chiodi, stele, pannelli, ma anche su sigilli e su metalli. Non sono pervenute scritte su materiali più deperibili.

La maggior parte dei testi scritti riguarda atti amministrativi ed economici, ma si hanno anche lettere, iscrizioni reali, leggi, testi mitologici, religiosi, magici, e altri generi letterari. La “primogenitura” spetta ai numeri, ma è importante tracciar prima l’evoluzione della scrittura presso i Sumeri, dal suo nascere al momento più alto. Uno svolgimento analogo si ha in Elam.

1ª fase: PITTOGRAMMA. Lo scriba traccia sulla tavoletta l’immagine semplificata di un oggetto o di una parte che lo caratterizza. Tutto questo richiede una grande abilità grafica, ma anche una notevole [p. 32 modifica]capacità mnemonica, dato che già prima del 3000 a.C. la scrittura è formata da oltre 2000 segni diversi.

L’immagine dell’occhio, oltre a rappresentare l’organo in quanto tale, significa “guardare”; due tratti ondulati rappresentano l’acqua. Un primo livello di astrazione viene raggiunto associando le due figure per significare “piangere”. La raffigurazione del sesso indica l’uomo o la donna; ma l’associazione del “pube femminile” con “montagne” sta a significare “serva” o “schiava”, e ciò si spiega col fatto che essi se ne procurano presso le genti delle montagne. Ci sono tuttavia immagini dal significato plurimo: non solo

Tavoletta sumerica arcaica. [p. 33 modifica]“astro”, ma “cielo”, “dio”; “sole” vale anche “giorno”, “luminoso”, “benevolo”, “sereno” (5b).

2ª fase: IDEOGRAMMA (dal 2500 a.C. circa). La notevole espansione economica ha come conseguenza un accresciuto ricorso alla scrittura. Si adottano tavole di maggiori dimensioni e nel contempo ci si preoccupa di realizzare forme di scrittura più rapida. Già il pittogramma, col passare del tempo, aveva assunto un tracciato sempre più stilizzato, fino all’attenuazione o alla sostituzione delle linee tondeggianti con tratti diritti. Intorno al 2800 a.C. gli ideogrammi si sono ridotti a 600. L’adozione di tavolette più grandi e più pesanti comporta un cambiamento nella direzione della scrittura.

Evoluzione della scrittura dei Sumeri:
a) pittogrammi (3° millennio a.C.);
b) rotazione delle figure;
c) segni cuneiformi fra il 2350 e il 2000 a.C.;
d) scrittura cuneiforme assira (1° millennio a.C.).


[p. 34 modifica]Tutta la riga subisce una rotazione di 90 gradi in senso antiorario, comprese le figure. La scrittura ora muove da sinistra verso destra, su righe orizzontali collocate l’una sotto l’altra. Ne deriva una parziale deformazione dei tratti. Si adotta un nuovo stiletto che consente di imprimere brevi trattini orizzontali o verticali (chiodi) oppure dei cunei; aumenta la velocità di scrittura e migliora l’aspetto delle tavolette: le parole sono più compatte e le righe più fitte e ordinate. Si raggiunge così un nuovo livello di astrazione: il segno scritto comincia a perdere ogni rassomiglianza con la cosa rappresentata.

3ª fase: SCRITTURA SILLABICA. Il passaggio a questo stadio è agevolato dalle caratteristiche della lingua, che è prevalentemente monosillabica e agglutinante.

L’agglutinazione è una caratteristica di alcune lingue, per cui si formano parole giustapponendo elementi diversi: dio = dingir, dei = dingir-dingir, oppure dingir-re-ne (6a); Lu-dingir-tuku = l’uomo che ha un dio, l’uomo religioso; Lu-dingir-nu-tuku = l’uomo che non ha un dio (7a). Nel francese moderno, per esempio, aujourd’hui = oggi.

La sillaba cuneiforme, in quanto parola, perso ogni riferimento al pittogramma originario, passa a rappresentare il suono della parola e non più l’oggetto.

È dunque merito dei Sumeri avere inventato la scrittura, averla perfezionata e averne esteso l’applicazione dalle attività pratiche a tutti gli altri campi della vita culturale e sociale. I popoli vicini, consapevoli dell’importanza della scrittura sumerica, adottano i segni cuneiformi per scrivere i suoni delle loro lingue: sia i semiti (Accadi, Assiri, Babilonesi), sia gli altri (Elamiti, Ittiti, Persiani...).

Se il pittogramma è comprensibile anche ai non iniziati, con il passaggio all’ideogramma e al cuneiforme sillabico la scrittura diviene uno strumento di potere in mano alle caste dominanti: la corte, i sacerdoti, la borghesia, con o senza la mediazione degli scribi; la [p. 35 modifica]scrittura è essenziale nei rapporti economici e politici a livello internazionale.

Lo sviluppo della scrittura non sarebbe stato possibile senza una struttura scolastica ben organizzata. Le prime scuole sono istituite presso i templi per ovviare più alle esigenze derivanti dall’amministrazione del patrimonio che a quelle legate al culto. La professione di scriba probabilmente si trasmette di padre in figlio. Ma le classi dirigenti, o aspiranti tali, comprendono che il leggere e lo scrivere sono indispensabili per la gestione corretta e fruttuosa dei propri affari, e cominciano a mandare i figli maschi alla scuola, detta e-dubba, pagando all’amministrazione del tempio somme rilevanti.

I Babilonesi poi inventano i dizionari, le grammatiche e nelle loro scuole insegnano anche le lingue straniere. Un quarto delle tavolette della biblioteca reale di Ninive è rappresentato da dizionari e grammatiche delle lingue sumera, assira e babilonese. Anche a Ebla, nel 1975, sono rinvenute migliaia di tavolette che risalgono fino al 2300 a.C.: contengono trattati con i paesi vicini, accordi commerciali, leggi, ordinanze, contratti, dichiarazioni fiscali, e inoltre i più antichi dizionari del mondo (ben 52).