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34 ii. mesopotamia: l’argilla come memoria

Tutta la riga subisce una rotazione di 90 gradi in senso antiorario, comprese le figure. La scrittura ora muove da sinistra verso destra, su righe orizzontali collocate l’una sotto l’altra. Ne deriva una parziale deformazione dei tratti. Si adotta un nuovo stiletto che consente di imprimere brevi trattini orizzontali o verticali (chiodi) oppure dei cunei; aumenta la velocità di scrittura e migliora l’aspetto delle tavolette: le parole sono più compatte e le righe più fitte e ordinate. Si raggiunge così un nuovo livello di astrazione: il segno scritto comincia a perdere ogni rassomiglianza con la cosa rappresentata.

3ª fase: SCRITTURA SILLABICA. Il passaggio a questo stadio è agevolato dalle caratteristiche della lingua, che è prevalentemente monosillabica e agglutinante.

L’agglutinazione è una caratteristica di alcune lingue, per cui si formano parole giustapponendo elementi diversi: dio = dingir, dei = dingir-dingir, oppure dingir-re-ne (6a); Lu-dingir-tuku = l’uomo che ha un dio, l’uomo religioso; Lu-dingir-nu-tuku = l’uomo che non ha un dio (7a). Nel francese moderno, per esempio, aujourd’hui = oggi.

La sillaba cuneiforme, in quanto parola, perso ogni riferimento al pittogramma originario, passa a rappresentare il suono della parola e non più l’oggetto.

È dunque merito dei Sumeri avere inventato la scrittura, averla perfezionata e averne esteso l’applicazione dalle attività pratiche a tutti gli altri campi della vita culturale e sociale. I popoli vicini, consapevoli dell’importanza della scrittura sumerica, adottano i segni cuneiformi per scrivere i suoni delle loro lingue: sia i semiti (Accadi, Assiri, Babilonesi), sia gli altri (Elamiti, Ittiti, Persiani...).

Se il pittogramma è comprensibile anche ai non iniziati, con il passaggio all’ideogramma e al cuneiforme sillabico la scrittura diviene uno strumento di potere in mano alle caste dominanti: la corte, i sacerdoti, la borghesia, con o senza la mediazione degli scribi; la