Dal Misogallo (Alfieri, 1912)/Sonetto VIII

Sonetto VIII

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Sonetto VIII.

17 febbraio 1791 in Parigi.

Io, cui natura, esperïenza, e amore
D’ogni antica bell’arte,1 o fatto antico,
Implacabil fean sempre aspro nemico
4 Di Tirannide, madre di rancore;2
Di quante n’ebbe il mondo or la peggiore
Io lauderei, di Vïolenza amico?
Ogni abbiente3 veder fatto mendico;
8 Grande ogni vil, possente ogni impostore?
E infami schiavi scellerati tanti,
Di sacrosanta Libertade in nome,
11 Lieti, e pingui veder degli altrui pianti?
Servil gregge malnato, invan ti nome4
Popol; sei plebe, e il sei piú ria che avanti,
14 Dacché in serto regal5 cinte hai tue chiome.


Note

  1. 2. Arte, usanza, costume.
  2. 4. Reminiscenza, forse, del dantesco (Par., VIII, 73 seg.):
    ... mala signoria, che sempre accuora
    Li popoli suggetti....
  3. 7. Abbiente, possidente.
  4. 12. Ti nome, ti chiami.
  5. 14. In serto regal, con diadema regale. Nella satira la Sesqui-plebe (25 segg.):
    .... a voi primi alta ragion m’insegna
    Ch’esser dobbiate in fra le classi umane
    Qualor sen fa patibolar rassegna.
    Le cittadine infamie e le villane
    Veggo in voi germoglianti in fido innesto,
    E in un de’ Grandi le rie voglie insane.