Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/3

Libro terzo - Capitolo 3

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Intervento de’Lucchesi, chiamati dal Comune per pacificatori. Le due fazioni vengono alle mani. Corso assale il palagio della Signoria. Si rinnova l’ufficio. Baldanza de’ Grandi: esecuzione degli Ordinamenti di Giustizia contro i Tornaquinci (1303, dicembre; 1304, febbraio - aprile).

La congiura di messer Corso pure parlando sopramano, l’altra parte mandò pe’ Lucchesi; i quali con parole mezane credettono tòrre forteze tenea: e assegnatoli tempo a renderle, il condannorono, se non le desse a’ Lucchesi.

Messer Corso, non volendosi lasciare sforzare, richiese gli amici suoi; e molti sbanditi raccolse; e venne in suo aiuto messer Neri da Lucardo, valente uomo d’arme. E armato a cavallo venne in piaza, e con balestra e con fuoco combatté il palagio de’ Signori aspramente.

L’altra parte, di cui era capo messer Rosso dalla Tosa, insieme con la maggior parte de’ consorti, co’ Pazi, Frescobaldi, Gherardini, Spini, e il popolo e molti popolani, vennono alla difesa del palagio, e feciono gran zuffa: nella quale fu morto d’uno quadrello messer Lotteringo Gherardini; che ne fu gran danno, ché era valente.

Messer Rosso dalla Tosa e i suoi seguaci chiamorono il nuovo uficio de’ priori, e misonli la notte in palagio sanza suoni di tronbe o altri onori. I serragli erano fatti per la terra; e circa un mese stettono sotto l’arme.

I Lucchesi, che erano venuti in Firenze per mettere pace, ebbono gran balìa dal Comune. E molto si scopersono i grandi, e voleano si rompessono le leggi contra i grandi. Raddoppiossi il numero de’ Signori: e nondimeno la parte de’ grandi rimase in gran superbia e baldanza.

Accadde in quelli dì che il Testa Tornaquinci, e un figliuolo di Bingieri suo consorto, in Mercato Vecchio fediron e per morto lasciorono uno popolano loro vicino; e niuno ardia a soccorrerlo, per tema di loro. Ma il popolo rassicurato si crucciò, e con la insegna della giustizia armati andorono a casa i Tornaquinci, e misono fuoco nel palagio, e arsollo e disfeciono, per la loro baldanza.