Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/8
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Dino raduna i cittadini in San Giovanni, esortandoli alla concordia e alla difesa della città. Falsi giuramenti e maligne parole (1301, ottobre).
Stando le cose in questi termini, a me Dino venne un santo e onesto pensiero, immaginando: "Questo signore verrà, e tutti i cittadini troverrà divisi; di che grande scandalo ne seguirà". Pensai, per lo uficio ch’io tenea e per la buona volontà che io sentia ne’ miei compagni, di raunare molti buoni cittadini nella chiesa di San Giovanni; e così feci. Dove furono tutti gli ufici; e quando mi parve tempo, dissi: "Cari e valenti cittadini, i quali comunemente tutti prendesti il sacro baptesmo di questo fonte, la ragione vi sforza e strigne ad amarvi come cari frategli; e ancora perché possedete la più nobile città del mondo. Tra voi è nato alcuno sdegno, per gara d’ufici, li quali, come voi sappete, i miei compagni e io con saramento v’abiamo promesso d’accomunarli. Questo signore viene, e conviensi onorare. Levate via i vostri sdegni e fate pace tra voi, acciò che non vi trovi divisi: levate tutte l’offese e ree volontà state tra voi di qui adietro; siano perdonate e dimesse, per amore e bene della vostra città. E sopra questo sacrato fonte, onde traesti il santo battesimo, giurate tra voi buona e perfetta pace, acciò che il signore che viene truovi i cittadini tutti uniti".
A queste parole tutti s’accordorono, e così feciono, toccando il libro corporalmente, e giurorono ottenere buona pace e di conservare gli onori e giurisdizion della città. E così fatto, ci partimo di quel luogo.
I malvagi cittadini, che di tenereza mostravano lagrime, e baciavano il libro, e che mostrarono più acceso animo, furono i principali alla distruzion della città. De’ quali non dirò il nome per onestà: ma non posso tacere il nome del primo, perché fu cagion di fare seguitare agli altri, il quale fu il Rosso dello Stroza; furioso nella vista e nell’opere; principio degli altri; il qual poco poi portò il peso del saramento.
Quelli che aveano maltalento, dicevano che la caritevole pace era trovata per inganno. Se nelle parole ebbe alcuna fraude, io ne debbo patire le pene; benché di buona intenzione ingiurioso merito non si debba ricevere. Di quel saramento molte lagrime ò sparte, pensando quante anime ne sono dannate per la loro malizia.