Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/7

Libro secondo - Capitolo 7

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La Signoria, richiesto prima il Consiglio di Parte guelfa e delle Arti, manda ambasciatori a Carlo, a fargli giurare la sicurezza della città.I Neri ne affrettano la venuta (1301, ottobre).

Richiesono adunque il Consiglio generale della Parte guelfa e delli LXXII mestieri d’Arti, i quali avean tutti consoli, e inposono loro, che ciascuno consigliasse per scrittura, se alla sua arte piacea se messer Carlo di Valos fosse lasciato venire in Firenze come paciaro. Tutti risposono, a voce e per scrittura, fusse lasciato venire, e onorato fusse come signore di nobile sangue: salvo i fornai, che dissono che né ricevuto né onorato fusse, perché venìa per distruggere la città.

Mandoronsi gli anbasciadori, e furono gran cittadini di popolo, dicendoli che potea liberamente venire: commettendo loro, che da lui ricevessono lettere bollate, che non acquisterebbe contro a noi niuna giuridizione, né occuperebbe niuno onore della città, né per titolo d’Inperio né per altra cagione, né le leggi della città muterebbe né l’uso. Il dittatore fu messer Donato d’Alberto Ristori, con più altri giudici in compagnia. Fu pregato il cancelliere suo, che pregasse il signore suo che non venisse il dì d’Ognissanti, però che il popolo minuto in tal dì facea festa con i vini nuovi, e assai scandoli potrebbono incorrere, i quali, con la malizia de’ rei cittadini, potrebbono turbare la città: il perché diliberò venire la domenica sequente, stimando che per bene si facesse lo indugio.

Andorono gli anbasciadori più per avere la lettera innanzi la sua venuta, che per altra cagione; avisati che, se avere non si potesse come promesso avea, prendessono di lui ria fidanza, e a Poggi Bonizi gli negassono il passo, il quale era ordinato d’afforzare per salveza della terra; e commessione n’ebbe, di vietarli la vivanda, messer Bernardo de’ Rossi, che era vicario. In questo tempo la lettera venne, e io la vidi e feci copiare, e tennila fino alla venuta del signore: e quando fu venuto, io lo domandai, se di sua volontà era scritta; rispose: "Sì, certamente".

Quelli che ’l conduceano s’affrettarono: e di Siena il trassono quasi per forza; e donaronli fiorini XVIIm per avacciarlo, però che lui temea forte la furia de’ Toscani, e venìa con gran riguardo. I conducitori lo confortavano, e la sua gente, e diceano: "Signore, e’ sono vinti, e domandano indugio di tua venuta per alcuna malizia, e fanno congiure"; e altre sospinte gli davano. Ma congiura alcuna non si facea.