Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/3
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Ambascerie de’Neri e de’Bianchi di Firenze a Carlo in Bologna, e suo passaggio dinanzi a Pistoia (1301, agosto).
Essendo già venuto messer Carlo di Valois a Bologna, furono a lui imbasciadori de’ Neri di Firenze, usando queste parole: "Signore, merzè per Dio, noi siamo i Guelfi di Firenze, fedeli della casa di Francia: per Dio, prendi guardia di te e della tua gente, perché la nostra città si regge da Ghibellini".
Partiti gli anbasciadori de’ Neri, giunsono i Bianchi, i quali con grandissima reverenzia li feciono molte proferte, come a loro signore. Ma le maliziose parole poterono più in lui, che le vere: perché li parve maggior segno d’amistà il dire "guarda come tu vai", che le proferte. Fu consigliato che venisse per lo cammino di Pistoia, per farlo venire in isdegno co’ Pistolesi; i quali si maravigliarono facesse la via di là, e per dubbio fornirono le porti della città con celate armi e con gente. I seminatori degli scandali li diceano: "Signore, non entrare in Pistoia, perché e’ ti prenderanno, però ch’eglino hanno la città segretamente armata, e sono uomini di grande ardire e nimici della casa di Francia". E tanta paura li misono, che venne, fuori di Pistoia, per la via d’un piccolo fiumicello, mostrando contro a Pistoia maltalento.
E qui s’adenpié la profezia d’uno antico villano, il quale lungo tempo innanzi avea detto: "Verrà di ponente un signore su per l’Onbroncello, il qual farà gran cose: il perché gli animali che portano le some, per cagione della sua venuta, andranno su per le cime delle torri di Pistoia".