Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/23

Libro secondo - Capitolo 23

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Caduta e sperpero dei Guelfi bianchi (novembre 1301 - ...).

Molti nelle rie opere divennoro grandi, i quali avanti nominati non erano: e nelle crudeli opere regnando, cacciarono molti cittadini, e feciolli ribelli, e sbandeggiorono nell’avere e nella persona. Molte magioni guastorono, e molti ne puniano, secondo che tra loro era ordinato e scritto. Niuno ne campò che non fusse punito: non valse parentado, né amistà; né pena si potea minuire né cambiare a coloro, a cui determinate erano: nuovi matrimoni niente valsero: ciascuno amico divenne nimico: i fratelli abbandonavano l’un l’altro, il figliuolo il padre: ogni amore, ogni umanità, si spense. Molti ne mandorono in esilio di lunge LX miglia dalla città: molti gravi pesi imposono loro e molte imposte, e molti danari tolson loro: molte riccheze spensono. Patto, pietà, né mercè, in niuno mai si trovò. Chi più diceano: "Muoiano, muoiano i traditori! ", colui era il maggiore.

Molti di Parte bianca, e antichi Ghibellini per lunghi tempi, furono ricevuti da’ Neri in compagnia, solo per loro malfare; fra’ quali fu messer Betto Brunelleschi, messer Giovanni Rustichelli, messer Baldo d’Aguglione, e messer Fazio da Signa, e più altri; i quali si dierono a distruggere i Bianchi. E oltre agli altri, messer Andrea e messer Aldobrando da Cerreto, che oggi si chiamano Cerretani, per antico d’origine ghibellina, e diventorono di Parte nera.