Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/16

Libro secondo - Capitolo 16

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Pratiche di conciliazione fra potenti famiglie di Parte biance e di Parte nera: come questo fatto noccia ai Bianchi (...primi di novembre).

Messer Manetto Scali (nel quale la Parte bianca avea gran fidanza, perché era potente d’amici e di séguito) cominciò afforzare il suo palagio, e fecevi edificii da gittar pietre. Li Spini aveano il loro palazo grande incontro al suo, e eransi proveduti esser forti: perché sapeano bene che quivi era bisogno riparare, per la gran potenzia che si stimava della casa degli Scali.

Infra il detto tempo cominciorono le dette parti a usare nuova malizia, ché tra loro usavano parole amichevoli. Li Spini diceano alli Scali: "De’, perchè facciamo noi così? Noi siamo pure amici e parenti, e tutti Guelfi: noi non abiamo altra intenzione che di levarci la catena di collo che tiene il popolo a voi e a noi; e saremo maggiori che noi non siamo. Mercè, per Dio; siamo una cosa, come noi dovemo essere". E così feciono i Buondalmonti a’ Gherardini, e i Bardi a’ Mozi, e messer Rosso dalla Tosa al Baschiera suo consorto: e così feciono molti altri. Quelli che riceveano tali parole, s’ammollavano nel cuore per piatà della parte: onde i loro seguaci invilirono; i Ghibellini, credendo con si fatta vista esser ingannati e traditi da coloro in cui si confidavano, tutti rimasono smarriti. Si che poca gente rimase fuori, altro che alcuni artigiani, a cui commisono la guardia.