Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/14

Libro secondo - Capitolo 14

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Minacce e apparecchio de’ Neri; impaccio e dappocaggine de’ Bianchi (primi di novembre 1301).

I cittadini di Parte nera parlavano sopra mano, dicendo: "Noi abiamo il signore in casa; il Papa è nostro protettore; gli adversari nostri non sono guerniti né da guerra né da pace; danari non ànno; i soldati non sono pagati". Eglino aveano messo in ordine tutto ciò che a guerra bisognava, per accogliere tutte le loro amistà nel sesto d’Oltrarno; nel quale ordinorono tenere Sanesi, Perugini, Lucchesi, Saminiatesi, Volterrani, Sangimignanesi. Tutti i vicini avean corrotti: e avean pensato tenere il ponte a Santa Trinita, e dirizare su due palagi alcuno edificio da gittare pietre: e aveano inviati molti villani dattorno, e tutti gli sbanditi di Firenze.

I Guelfi bianchi non ardivano mettersi gente in casa, perché i priori gli minacciavano di punire e chi raunata facesse: e così teneano in paura amici e nimici. Ma non doveano gli amici credere che gli amici loro gli avessono morti, perché procurassono la salvezza di loro città, benché il comandamento fusse. Ma non lasciarono tanto per tema della legge, quanto per l’avarizia; perché a messer Torrigiano de’ Cerchi fu detto: "Fornitevi, e ditelo agli amici vostri".