Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/13

Libro secondo - Capitolo 13

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Insidie di Carlo contro i Priori: parlamento in Santa Maria Novella (5 novembre). Consigli che vengon dati alla Signoria, e suoi provvedimenti (...primi di novembre 1301).

Messer Carlo di Valos ci facea spesso invitare a mangiare. Rispondavàlli, che per nostro saramento la legge ci costrignea che fare non lo potavamo (e ciò era vero), perché fra noi stimavamo che contro a nostra volontà ci arebbe ritenuti. Ma pure un giorno ci trasse di palazzo, dicendo che a Santa Maria Novella fuori della terra volea parlamentare per bene de’ cittadini; e che piacesse alla Signoria esservi. Ma perché troppo sospetto mostrava il negarlo, diliberamo che tre di noi v’andassimo, e gli altri rimanesson in palazo.

Messer Carlo fe’ armare la sua gente, e posela alla guardia della città alle porti dentro e di fuori: però che i falsi consiglieri gli dissono che dentro non potrebbe tornare, e che la porta li sarebbe serrata. E sotto questo protesto aveano pensato malvagiamente che se la Signoria vi fusse ita tutta, d’ucciderci fuori della porta, e correre la terra per loro. E ciò non venne loro fatto, perchéè non ve ne andorono più che tre; a’ quali niente disse, come colui che non volea parlare, ma sì uccidere.

Molti cittadini si dolsono di noi per quella andata, parendo loro che andassono al martirio. E quando furono tornati, lodavano Iddio che da morte gli avea scanpati.

I signori erano stimolati da ogni parte. I buoni diceano, che guardassono ben loro e la loro città: i rei li contendeano con questioni; e tralle domande e le risposte il dì se ne andava: i baroni di messer Carlo gli occupavano con lunghe parole. E così viveano con affanno.

Venne a noi un santo uomo, un giorno, celatamente e chiuso, pregocci che di suo nome non parlassimo, e disse: "Signori, voi venite in gran tribulazione, e la vostra città. Mandate a dire al vescovo facci fare processione, e imponeteli che la non vada oltrarno: e del pericolo cesserà gran parte". Costui fu uomo di santa vita e di grande astinenzia e di gran fama, per nome chiamato frate Benedetto. Seguitammo il suo consiglio; e molti ci schernirono, dicendo che meglio era arrotare i ferri. Facemmo, pe’ consigli, leggi aspre e forti, e demo balìa a’ rettori contro a chi facesse rissa o tumulto, e pene personali imponemo, e che mettessero il ceppo e la mannaia in piaza, per punire i malifattori e chi contrafacesse.

A messer Schiatta Cancellieri capitano di guerra crescemo balìa, e confortamo di ben fare; come che niente valse, però che i messi, famigli e berrovieri lo tradirono. E trovossi che XX berrovieri de’ loro doveano avere fiorini M e ucciderli, li quali misono fuori del palazzo. Molto si studiavano difendere la città dalla malizia de’ loro adversari; ma niente giovò, perché usoron modi pacifici, e voleano esser repenti e forti. Niente vale l’umiltà contro alla grande malizia.