Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/12
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I Priori acconsentono alla proposta di una nuova Signoria mista. L’arroganza de’ Neri ne impedisce l’esecuzione. Animosa onestà di Dino (... - primi di novembre 1301).
I signori erano molto stimolati da’ maggiori cittadini, che facessono nuovi signori. Benché contro alla Legge della Giustizia fusse, perché non era il tempo da eleggerli, accordamoci di chiamarli, più per piatà della città che per altra cagione. E nella cappella di San Bernardo fui io in nome di tutto l’uficio, e ebbivi molti popolani, i più potenti, perché sanza loro fare non si potea. Ciò furono Cione Magalotti, Segna Angiolini, Noffo Guidi, per Parte nera: messer Lapo Falconieri, Cece Canigiani, e ’l Corazza Ubaldini, per Parte bianca. E a loro umilmente parlai, con gran tenereza, dello scampo della città, dicendo: "Io voglio fare l’uficio comune, da poi che per gara degli ufici è tanta discordia". Fumo d’accordo, e eleggemo sei cittadini comuni, tre de’ Neri e tre de’ Bianchi. Il settimo, che dividere non si potea, eleggemo di sì poco valore, che niuno ne dubitava. I quali, scritti, posi su l’altare. E Noffo Guidi parlò, e disse: "Io dirò cosa, che tu mi terrai crudele cittadino". E io li dissi che tacesse; e pur parlò, e fu di tanta arroganza, che mi domandò, che mi piacesse far loro parte, nell’ufficio, maggiore che l’altra: che tanto fu a dire, quanto "disfa’ l’altra parte", e me porre nel luogo di Giuda. E io li risposi che innanzi io facessi tanto tradimento, dare’ i miei figliuoli a mangiare a’ cani. E così da collegio ci partimo.