Cristoforo Colombo (de Lorgues)/Prefazione dell'autore
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione di Tullio Dandolo (1857)
◄ | Lettera di Sua Santità il Papa Pio IX al Conte Roselly De Lorgues | Introduzione | ► |
PREFAZIONE DELL’AUTORE
Sono oggimai scorsi trecento sessantaquattro anni dacchè fu scoperto il Nuovo Mondo, nè v’ebbe alcuno che pigliasse a descriverlo nella sua realtà, o riferisse alla sua causa vera questo grandissimo avvenimento, il più memorabile dell’umanità. Niuno scrittore cattolico unqua prese a tessere compiutamente la vita di Cristoforo Colombo, l’eroe del Cattolicismo: la sola scuola protestante ebbe sino a questo dì il privilegio di raccontarci una tale storia, e i suoi giudizi furon ricevuti senza il menomo sentore di opposizione o di contrasto: ma finalmente è sonata l’ora di rivendicare i meriti e la gloria dell’Eroe, la mercè d’un racconto autorevole, incontrastabile.
Per la prima volta dopo istituita la cattedra di Pietro nella città eterna, si è assiso sul seggio del Principe degli Apostoli un Pontefice che ha corsa la vastità dell’Atlantico, contemplati gli spazi del vasto Oceano, e ammirate le maraviglie del Creatore nelle regioni del Nuovo Mondo. Meglio d’ogni altro l’illustre papa Pio IX potè apprezzare qual energia di persuasione, qual forza di risoluzione, e qual fede nella Provvidenza aver dovesse il cuore dell’Uomo che primo intraprese di portare attraverso l’immensità de’ flutti il Segno della Redenzione in quelle contrade allora misteriose, e la cui medesima esistenza era negata dalla scienza contemporanea.
La grandezza dell’opera e la sublimità dell’anima di Colombo si rivelarono intuitivamente allo spirito dell’Uomo sapiente, che, dopo avere acquistata una compiuta nozione del mondo fisico e dei destini dell’umanità, salì al governo del Cattolicismo: una simpatia istintiva unì l’immortale Pio IX alla memoria del Cristiano suscitato da Dio per disvelarci nella sua interezza l’opera terrestre.
Cosa naturalmente degna del Capo della Chiesa era proteggere la gloria del primo cattolico che piantò la Croce in quelle lontane spiagge, e divulgò ii nome del Redentore.
Ad un francese pareva, altresì, appartenere naturalmente il dovere di adempiere un atto di giustizia riparatrice, pubblicando la storia esatta di questo gran Servo di Dio, poichè la Francia fu quella, che, senza volerlo, contribuì, prima d’ogni altra, a spogliar Colombo de’ suoi diritti, intitolando con altro nome il Continente, anzi il Nuovo Mondo intero, che il genio di lui aveva scoperto. Se noi abbiamo accettato l’onore di questa missione così superiore alle nostre forze, egli è perchè la benevolenza di cui ha degnato onorarci il Sommo Pontefice regnante1, il nostro amore della verità, l’essere noi scevri da qualsia preoccupazione personale, la nostra fiducia in Dio, ci fanno sperare che, non ostante l’indegnità nostra, il Padre de’ lumi, l’Autore di ogni dono perfetto, degnerà illuminare le nostre investigazioni; e, coll’ascendente del vero, che supplisce alle grazie ed alle allettative della forma e dello stile, farà sì che noi saremo letti, non ostante la nostra umile confessata impotenza.
Noi ci faremo pertanto a riassumere con semplicità, rettitudine e pienezza, secondo l’ordine delle date, la serie delle circostanze e dei fatti, il cui insieme costituisce la vita di Cristoforo Colombo.
Evvi tal brigata di scrittori, i quali non istimano la storia se non in quanto è scritta dalla mente, senza saputa, per così dire, del cuore; e non si lodano dello storico se non a condizione che rinserri ne’ confini di una fredda eleganza le delicatezze di un pensiero inaridito da circospezione e timidezza.
L’idea che l’anima dell’autore compartecipa al racconto che tesse gli offende come un’infrazione alle regole della composizione storica. Con loro buona pace noi scriveremo a seconda dell’affetto che ci move, senza preoccuparci dell’esigenze sistematiche della scuola che pretende imporre leggi in simile materia. Racconteremo unicamente gli avvenimenti inerenti agli atti od alla persona di Colombo, astenendoci, altresì, di pingere lo stato delle contrade che egli scoprì e dei popoli che primo osservò. I particolari della sua amministrazione, le considerazioni scientifiche che sembrano naturalmente conseguitare da’ suoi viaggi, ci sono anch’esse vietate dalla ristrettezza del quadro, nel quale noi abbiam dovuto riassumere i lineamenti di questa nobile esistenza.
Ma, prima, bisogna che rispondiamo a questa interrogazione spesso ripetuta — donde procede che la vita dell’Eroe, a cui l’umanità va debitrice del possedimento dell’altro emisfero, non è mai stata scritta da cattolici? perchè mai i soli scrittori protestanti, impadronitisi di questa sublime biografia, arrogandosi il privilegio di mostrarci esclusivamente l’imagine di Cristoforo Colombo sotto l’aspetto che lor conviene, sono giunti a spacciare le loro preoccupazioni come inflessibili giudizi di storia?
Soddisfacendo a questa legittima curiosità, dimostreremo implicitamente, per l’eccesso medesimo del trascorso in cui si cade favellando di Colombo, la necessità di pubblicare finalmente un rendiconto sincero e compiuto della sua vita: allora si valuterà tutta l’importanza del servigio che rende all’integrità della storia il consenso del Sommo Pontefice, il cui spirito magnanimo degna incoraggiare i nostri sforzi: e di questo ci occuperemo incontanente nei nostri prolegomeni, sotto il titolo di introduzione.
Per ben conoscere la storia della vita e della rinomanza di Colombo diventa indispensabile la lettura di questa introduzione. Essa ci gioverà a passar indi, senza discussione che tronchi il racconto, all’esposizione della vita più prodigiosa che unqua sia stata. Chiunque brama iniziarsi agl’intimi pensamenti ed affetti del precursore dell’apostolato nel Nuovo Mondo, non ommetta pur una riga de’ preliminari in cui dobbiamo entrare. Rispetto ai lettori superficiali concediamo loro di buon grado commiato durante questo grave preambolo.
Note
- ↑ Oltre la lettera con cui Sua Santità degnò onorare il conte Roselly di Lorgues, per un favore affatto eccezionale agli usi della corte Pontificia, Ella ha voluto associarsi a questa opera, e mentre la si stampava, mandare all’autore la croce dell’Ordine di san Gregorio il grande.
(Nota dell’Editore).