Così parlò Zarathustra/Parte prima/Degli sprezzatori del corpo
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Degli sprezzatori del corpo.
«Agli sprezzatori del corpo voglio ora dire il mio pensiero.
Io non pretendo che imparino od insegnino cose diverse da quelle che hanno imparate e insegnate fin qui; bensì che dicano addio al proprio corpo — e si tacciano.
«Io sono corpo ed anima»: così parla il fanciullo. E perchè non dovremmo parlare come i fanciulli?
Ma l’uomo desto e cosciente, dice: Io sono corpo e niente altro all’infuori di ciò: e l'anima non è altro che una parola per significar qualche cosa che si trova nel corpo.
Il corpo è un grande sistema, una cosa molteplice con un senso solo: è guerra e pace, gregge e pastore.
Uno stromento del tuo corpo è anche la tua piccola ragione, fratello mio, che tu chiami «spirito»: un piccolo stromento e trastullo della tua grande ragione.
«Io» dici tu, e vai superbo di questa parola. Ma più grande ancora — e tu non vuoi crederlo — è il tuo corpo e il suo sistema; esso non dice «Io» ma è «Io».
Ciò che percepisce il senso e intende lo spirito non ha mai fine in sè stesso. Ma senso e spirito vorrebbero persuaderti che essi sono fine ad ogni cosa, tanto son vani.
Stromenti e trastulli sono sensi e spirito: dietro a loro si cela il proprio essere, il quale cerca con gli occhi dei sensi e ascolta con gli orecchi dello spirito.
E sempre sta in ascolto il proprio essere e cerca: confronta, soggioga, conquista, distrugge. Domina ed è anche il dominatore dell’«Io».
Dietro ai tuoi pensieri ed ai tuoi sentimenti, o fratello, sta un potente dominatore, un sàvio ignoto — che si chiama il proprio essere. Egli abita nel tuo corpo; è il tuo corpo.
V’ha maggior ragione nel tuo corpo, che non ne contenga la tua miglior sapienza. E chi sa mai perchè il tuo corpo ha proprio bisogno della tua miglior sapienza?
Il tuo essere si ride del tuo Io e dei suoi salti orgogliosi.
Che cosa significano questi salti e voli del pensiero? dice in sè stesso. Un sentiero soltanto per giungere al mio scopo. Io sono il filo che guida l’Io: quegli che gli suggerisce i suoi concetti.
L’essere dice all’Io: «Qui prova dolore». Ed allora esso soffre e pensa come potrebbe liberarsi dal dolore — e appunto per far ciò deve pensare.
L’essere dice all’Io: «Qui prova piacere». Ed esso allora si compiace e pensa a gustar quel piacere — ed appunto a ciò esso deve pensare.
Agli sprezzatori del corpo voglio dire una cosa. Il loro disprezzo è il lor modo di valutare. Chi creò il pregio e il disprezzo, i valori e la volontà.
L’essere li creò a sè stesso.
Il corpo si creò per sè lo spirito come una mano della sua volontà.
Persino nella vostra stoltezza e nel vostro dileggio, o sprezzatori del corpo, voi siete servi del vostro essere. Io vi dico: il vostro stesso essere vuol morire e si discosta dalla vita.
Egli non può far più quello che amerebbe far sempre: — creare all’infuori di sè stesso. Ecco ciò che con ogni ardore vorrebbe fare.
Ma ormai è troppo tardi per lui: — il vostro essere vuol perire, o sprezzatori del corpo.
Il vostro corpo vuol perire: perciò diveniste sprezzatori del corpo! Giacchè nulla v’è possibile creare all’infuori di voi stessi.
E perciò voi odiate la vita e la terra. Una stolta invidia traspare dal torvo occhio del vostro disprezzo.
La vostra strada non è la mia, o sprezzatori del corpo!
Voi non siete i ponti che guidano al superuomo!».
Così parlò Zarathustra.