Correndo il 2° anniversario della morte dei fratelli Bandiera
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CORRENDO IL 2° ANNIVERSARIO
DELLA MORTE
DEI
FRATELLI BANDIERA
E DEI LORO COMPAGNI DI MARTIRIO
in Cosenza il 25 luglio 1844.
Et sit memoria eorum in benedictione,
et ossa eorom pullulent in loco suo.
Tentai più volte un cantico
Come un sospir d’amore
A voi sacrar; ma un fremito
D’ira stringeami il core,
Ma soffocava il pianto
Sulle mie labbra il canto,
E non ardì il mio genio
Sui venerandi avelli
Dei martiri fratelli
Voce di schiavo alzar.
L’inno dei forti ai forti,
Quando sarem risorti
Sol vi potrem nomar.
Come raccolta e trepida
Presso l’altar fatale
Nella città dei secoli
La vergine vestale
Sul sacro fuoco intesa,
Noi pur la fiamma accesa
Dal vostro sangue, vigili
Nel nostro duol spiammo,
Pensando a voi sperammo,
Trovammo in voi la fè
Quando dicean che solo
In sorte l’onta, il duolo
A noi l’eterno diè.
E or fra il desio, fra l’ansia1
Che dei credenti in petto
Nuova speranza suscita,
Or che ogni grande affetto
Parla potente al core,
L’Italico cantore
Di nuova luce splendida
Sente nel sen presago
La vostra santa imago,
E del suo carme il vol,
Spiega per voi le piume,
Qual di cometa il lume
Torna al paterno sol.
Chè fra i codardi, lurido
Vidi destarsi un riso,
E dei tiranni a un’empia
Gioia atteggiarsi il viso,
Mentre una grande idea
La fronte lor cingea
Di viva luce, e martiri
Della sua fede in cielo,
Sgombri del mortal velo
Dal suo cruento altar
Di degno incenso fumo,
Di degno fior profumo
L’anima a Lei mandar.
Un indistinto fremito2
Infra l’ausonie genti
Errar parea, commuovere
I popoli dormenti;
Pareva giunta l’ora
Della promessa aurora....
Ma chi fia quei che scendere
Osi nel grande agone,
Della fatal tenzone
Primo il vessillo alzar?
Ringagliardir gl’ignavi,
Da popolo di schiavi,
Nell’avvenir lanciar?
Altri desia, ma debole
Teme, e voler non osa,
Altri al materno gemito,
Alla plorante sposa
Pietà codarda ostenta;
Tal cui l’osar sgomenta,
Vilmente pio, la Patria
Al cieco caso affida,3
Nel proprio fango grida
Sola virtù dormir;
E con superbe fole
Della romulea prole
Tenta ingannar l’ardir.
Stolti, o venduti — credono
Guidar tremando i fati,
Che il lor terrore adorino
I popoli prostrati;
Della viltà profeti,
Sui fremiti secreti
Che l’avvenir racchiudono
Spargon blandizie e oblio,
Dicon, mentendo Iddio,
Empio chi tenta oprar;
Come se in ciel l’eterno
Avesse sol governo
Di chi sa sol tremar.
Silenzio, eunuchi! — Il garrulo
Bisbiglia, almen quest’ora
Tema turbare.... — Un angelo
D’amore e speme infiora,
Noi d’un fecondo pianto,
D’un generoso canto
Sacriam l’avel dei martiri,
Raccolti all’urne a lato
Noi vi cerchiamo il fato,
La fede ed il valor.
Muore il profeta, dura
L’Idea, nel duol matura,
Si fa più sacra ancor.
Qui presso all’ossa, o giovani
Che all’avvenir vivete,
La sanguinosa pagina
Qui del dover leggete.
O gelidi vegliardi,
Si fa par voi già tardi,
Fra pochi giorni in braccio
Al fatal nulla andrete;
Ah! più per poco avete
La vita da offerir.
Qui tutti — a questa scola
Chiediam la gran parola
La scienza del morir.
Oggi ha due anni — videro4
Pregar la madre accanto
L’ultima volta i figli,
E una gentil che il pianto
Per non scorarli tenne,
E il mesto addio sostenne
Senz’arrestarli — martire
In pochi dì la pia
Vinta dal duol moria
Di liberta e d’amor.5
Voi che sui cor regnate,
S’ama così — gittate
Sovra quest’urna un fior.....
Soli quei prodi scesero
— Onta ai fratelli! — in campo
Qual la diffusa tenebra
Rompe solingo un lampo;
Ma anche in quel giorno amaro,
Credettero, speraro,
Morir gridando Italia,
Piangendo sui perduti,
Pregando pei caduti,
Pensando all’avvenir.6
Col sangue del Divino.
Trafitto, un cherubino
Raccolse quel sospir,
Lo serba nel gran calice
Col fremito dei forti,
Col sangue delle vittime,
Dei santi che son morti
Pel vero, pei fratelli,
Ai preti, ai re ribelli —
Nell’ora del giudicio,
Saetta pei potenti,
Rugiada pei credenti,
Sui mondo il verserà.
Nel nome dei Bandiera
Lo giuro — la grand’Era
Promessa arriverà.
. . . . 1846
Goffredo Mameli
Note
- ↑ [p. 125 modifica]Questi versi furono scritti in tempo che la recente mal compressa insurrezione in Gallizia, cogli assassinj e l’imminente movimento svizzero davano luogo a speranze, in parte non totalmente deluse (dura il fermento in Polonia) in parte confermate.
- ↑ [p. 125 modifica]Il fermento insurrezionale in Italia — mi scriveva Attilio Bandiera — dura, se debbo credere alle voci che corrono tuttavia; e pensando che potrebbe ben essere l’aurora del gran giorno di nostra liberazione, mi pare che ad ogni buon patriotta corra l’obbligo di cooperarvi per quanto gli è possibile. Vi hanno invece tali che agognano al monopolio dell’italico avvenire, autori di speranze disperate che dicono che miglior mezzo di liberar l’Italia è di far delle corse pei monti della Savoia, e davvero che le persone di giudizio troveranno la loro tattica migliore di quella dei Bandiera. Alla fin fine coprendosi bene, non vi è neanche il rischio d’un’infreddattura.
- ↑ [p. 125 modifica]Si allude ai provvidenzialisti.
- ↑ [p. 125 modifica]Il governo Austriaco, impaurito dal fermento che la partenza dei due Bandiera aveva desto nella sua flotta, temendo le virtù dell’esempio, e più d’ogni altra cosa la fiducia che la rivelazione di un elemento nazionale in mezzo alle forze nemiche darebbe ai rivoluzionari Italiani, cercava modo perchè il fatto apparisse piuttosto avventatezza di giovani traviati che proposito d’anime deliberate, e tentava le vie pacifiche. “L’arciduca Raineri (mi scriveva Attilio il 22 aprile da Corfù) mandò uno de’ suoi a mia madre a dirle che ove essa potesse di Corfù ricondurmi a Venezia, ecc..... Mia madre crede, spera e giunse qui dove vi lascio considerare quali assalti, quali scene io debba sostenere. Invano io le dico che, il dovere mi comanda di restar qui.... nè nessuna affezione mi potrà staccare dall’insegna che ho abbracciata, e che le insegne di un re si debbono abbandonare, quelle della patria non mai...”
Mazzini, Ricordi sui fratelli Bandiera.
- ↑ [p. 125 modifica]“Come sosterranno questa rovina mia madre e mia moglie, creature dilicate incapaci forse di resistere a grandi dolori” — Quand’egli (Attilio Bandiera) mi scriveva queste parole, sua moglie era morta. Avvertita da Emilio del progetto di fuga, avea, finchè l’esito rimanevasi dubbio, mantenuto il segreto e la forza d’animo necessaria a non tradire le inquietudini [p. 126 modifica]mortali che l’opprimevano; poi, saputo in salvo il marito avea ceduto al dolore, donna rara al dir di chi la conobbe, per core, per intelletto, per bellezza di forme.
Mazzini, Opere citate.
- ↑ [p. 126 modifica]La mattina del giorno fatale furono trovati dormendo, ecc.... un prete venne per confessarli, ma essi lo respinsero dolcemente, dicendogli: — “Che essi avendo praticato il vangelo, e cercato di propagarlo anche a prezzo del loro sangue fra i redenti da Cristo, speravano di essere raccomandati a Dio più dalle loro opere che dalle sue parole, e lo esortavano a serbarle per predicare ai loro oppressi fratelli in Gesù la religione della libertà e della eguaglianza...” — Gridarono viva l’Italia, e caddero morti.
Mazzini, Opere citate.