La fronte lor cingea
Di viva luce, e martiri
Della sua fede in cielo,
Sgombri del mortal velo
Dal suo cruento altar
Di degno incenso fumo,
Di degno fior profumo
L’anima a Lei mandar.
Un indistinto fremito2
Infra l’ausonie genti
Errar parea, commuovere
I popoli dormenti;
Pareva giunta l’ora
Della promessa aurora....
Ma chi fia quei che scendere
Osi nel grande agone,
Della fatal tenzone
Primo il vessillo alzar?
Ringagliardir gl’ignavi,
Da popolo di schiavi,
Nell’avvenir lanciar?
Altri desia, ma debole
Teme, e voler non osa,
Altri al materno gemito,
Alla plorante sposa
Pietà codarda ostenta;
Tal cui l’osar sgomenta,
Vilmente pio, la Patria
Al cieco caso affida,3
Nel proprio fango grida
Sola virtù dormir;
E con superbe fole
Della romulea prole
Tenta ingannar l’ardir.
Stolti, o venduti — credono
Guidar tremando i fati,
Che il lor terrore adorino
I popoli prostrati;
Della viltà profeti,