Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo X

Capitolo X

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CAPITOLO X.

(DAL 403 AL 539)

Rientrata dei Goti e loro dominazione; strada di s. Jori; commercio; Tomba di Rinaldo; costruzione del castello di Mesocco; origine della decima; la torre di Fiorenzana; Giustizia.





Appena sciolta dal giogo romano, e non restata indipendente che un anno circa, la Mesolcina cascò, nel 403, sotto il dominio dei Goti. Sapendo che quei barbari andavano in gran numero occupando tutti i vicini paesi, e non dubitando che anche la Valle avrebbe subìto l’istessa sorte, i Mesolcinesi spaventati per la perdita e respinta che l’anno antecedente [p. 49 modifica]avevano sì coraggiosamente fatta subire a quei nemici, si riunirono in Lostallo per risolvere in proposito. Diverse erano le opinioni su tal oggetto, ma si addottò la più prudente, per così evitare un temuto saccheggio ed esterminio della Valle, cioè d’impegnare in di lei favore il beneviso Rinaldo Nordman presso la sua nazione, ciocchè seguì come si sperava, giacchè un sol piccol distaccamento gotico venuto dalla parte dei Campi Canini, allora così chiamati i contorni di Bellinzona, senza violenze occupò la Mesolcina prendendone possesso, e Rinaldo Nordman, con generale soddisfazione venne poi nominato per di lei Governatore.

Nei primi anni di quest’amministrazione si stimò necessario d’aprire un’altra strada di comunicazione verso l’Italia, che fu quella che da Roveredo conduce al lago di Como, quale fu in seguito per molti secoli sempre mantenuta transitabile in tutto l’anno. Da alcune vestigie che ancora si scoprono, bastevolmente si può giudicare che quella strada, chiamata allora la strada del Lago, e presentemente di s. Jori, era stata costrutta per someggiare, e per conseguenza assai comoda.

In quel tempo la scarsa, ma principale produzione della Mesolcina di cui si faceva solo commercio, consisteva nella vendita d’alcuni [p. 50 modifica]barili di miele e di cera, e nell’estrazione di pochi cavalli d’una specie singolare; essi erano d’una razza piccolissima ma vivace, di criniera e peli lunghi, chiamati cavalli Orsini che erano ricercatissimi, e si vendevano a sommo prezzo. La Mesolcina perdette col tempo la lucrativa sua rendita. Simil sorta di cavalli si trovano ancora oggigiorno in una parte della Russia settentrionale.

Rinaldo, degno di memoria per le sue narrate virtuose qualità, morì pochi anni dopo la sua nomina di Governatore della Mesolcina. Si vede ancora presentemente un’insignificante cavità in forma di campana, chiamata il Bogione, esistente sul territorio di Mesocco fra l’oratorio di s. Giuseppe e la terra d’Andersla ove Rinaldo abitava, qual luogo veniva nei tempi passati congetturato che poteva essere stata la tomba di Rinaldo a motivo che verso la fine del duodecimo secolo Rodolfo de Sax proprietario del castello di Mesocco, uomo quanto empio altrettanto avaro, lo fece scavare sulla speranza di scoprirvi delle antichità ed immensi tesori; ma non vi si trovarono che alcuni semplici vasi di terra cotta, ciocchè fa supporre che quella situazione potesse piuttosto essere stata la deposizione d’altri abitanti d’Andersla. Più tardi si ha trovato fra un muro che esi[p. 51 modifica]steva vicino al sopraccitato Oratorio un’ordinaria pietra la quale sembra che abbia servito di coperto a qualche cassa mortuaria di sasso, e sopra una sua facciata si vedono grossolanamente incise le poche ed inesatte parole: Locus. Monom. Rinhaldi.1, qual pietra si vede addesso murata in un angolo del detto Oratorio. Nel resto non si conosce precisamente nè il sito, nè la forma di cui era costrutto quel monumento, del quale parlano alcuni scritti ed antiche tradizioni.

Nel 442, un figlio, o nipote di Rinaldo di nome Silvio, erede delle sue belle qualità, ricchezze ed impieghi, e divenuto possente nel paese, fece construire sul luogo ove antecedentemente esisteva il castelletto della Rocca quall’ampio e forte castello di Mesocco, le di cui attuali maestose rovine, riguardevoli su tutti i rapporti, abbelliscono ancora il paese.

Questo Silvio che veniva chiamato il Signore del castello di Misax, uomo molto instrutto, fece coltivare a sue spese diversi luoghi delle due Valli che erano divenuti incolti, distribuendoli indi fra le famiglie le più povere, le quali s’aggravarono però di pagargli annualmente e perpetuamente una certa quantità di reddito, [p. 52 modifica]che più tardi fu poi chiamato decima. Parte di questi beni passarono in seguito per donazione, ma sempre coll’istess’aggravio alle tre chiese di Santa Maria di Mesocco, di s. Vittore, e di s. Pietro di Val Reno.

La torre di Fiorenzana con un contiguo bel giardino è stata rifabbricata verso la fine del quinto secolo per diporto d’una certa Valeria moglie di quel Nordman che in quel tempo amministrava la Valle, qual torre ossia palazzo di campagna essendo poi stato abbrucciato, restò così in ruine per alcuni secoli, cioè sino ai primi anni del decimo secolo, in cui venne di nuovo rifabbricato.

Sotto il Governo gotico la giustizia veniva amministrata nella Mesolcina dai Governatori che la reggevano in nome dei loro Re, quali avevano la sede in Ravenna.

  1. Luogo del monumento di Rinaldo.