Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo VIII

Capitolo VIII

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CAPITOLO VIII.

(dal 200 al 402)

Pubblicazione del Vangelo; distruzione dei Tempii pagani; prima chiesa cristiana; messaggiere pagano; aggregazione spirituale al Vescovo di Coira; comparsa d’un drago e sua produzione; durata del Dominio Romano.





Nei primi anni circa del terzo secolo venne nella Mesolcina pubblicato il Vangelo da uomini pii che si credono entrati dalla vicina Italia, [p. 38 modifica]ove a quell’epoca era quasi generalmente di già propagato. Gli abitanti della Valle sentendosi amorevolmente annunciare una nuova religione che portava loro la vera luce svelando gli errori e le superstizioni d’un informe paganesimo che sin all’ora avevano professato, andavano distruggendo quei loro tempii dedicati ad immaginari Dei. La prima chiesa che si fabbricò nella Mesolcina in onore della religione Cristiana fu in Lostallo, ma questa venne abbrucciata appena costrutta; si ignora se per accidente, o per malizia, fu però rifabbricata poco tempo dopo, e restò poi per lungo tempo la sola parrocchia della Valle.

Sebbene la maggior parte dei Meolcinesi avessero abbracciata in poco tempo la religione di Cristo, il Pretore romano che amministrava in quel tempo la Valle non mancava però di mettere in esecuzione tutti que’ mezzi che credeva opportuni per il sostegno del paganesimo col perseguitare in diversi modi gli abitanti, per cui si trova che quel Governatore era molto odiato dal popolo di Mesolcina, ed era creduto il fautore dell’incendio della prima chiesa cristiana stata eretta in Lostallo.

L’intitolata Prima Bilancia ed Antichità della Mesolcina, piccol opera di Giuseppe Magino, la quale mi fu di grande schiarimento nella suc[p. 39 modifica]cinta narrazione d’alcuni antichi cambiamenti politici, e di cognizione d’alcuni simili fatti, ci rapporta pure che nei primi anni del terzo secolo, imperando Settimio Severo accanito persecutore dei Cristiani, si vide comparire nella Valle un alto personaggio che dicevasi essere disceso dalle serpeggianti coste dei monti dell’Ava sulla destra della Valle di Roveredo, il quale per li suoi talenti, portamento, e strano vestire cercava di poter fare rinvenire gli abitanti nelle false primiere opinioni del ridicolo culto, tanto più trovandosi egli chiamato e sostenuto dal Pretore romano e d’alcune primarie famiglie vallerane; ma quest’ingannevole messaggiere non fu ascoltato, e dovette nascondersi, indi fuggirsene, altrimenti sarebbe stato massacrato dal popolo, che verso quel tempo quasi generalmente aveva già abbracciata la vera religione.

Dopo che l’Imperatore Costantino il Grande ebbe fatta pubblicare la libertà della religione cristiana, ed instituito il governo della chiesa sulla forma del governo civile, la Mesolcina fu aggregata, circa verso la metà del quarto secolo, per la direzione di cose spirituali, alla Giurisdizione del Vescovo di Coira, il quale era subordinato a quello di Milano. [p. 40 modifica]

Nel 375, molti videro all’altura di mezza montagna, velocemente traversare fischiando lungo la Valle del mezzo-dì al settentrione, un mostruoso e grosso serpente alato, oppure un consimile straordinario volatile; pella quale sorprendente ed improvvisa comparsa, differenti erano i pronostici che si facevano. Quello che è certo, asserisce il citato Giuseppe Magino, che quell’anno fu in ogni maniera calamitosissimo pei mesolcinesi.

Narrasi che entro l’anno della comparsa di quel drago, una capra produsse uno schifoso animale il quale aveva il sembiante più di serpente, che di capretto. Questo mostro fu allevato con cura, e già all’età di poche settimane, non gli bastava per nutrimento il latte di sua genitrice; ed a misura che cresceva, diveniva sempre più pericoloso, per cui fu ucciso dopo d’aver egli mortalmente morsicata la propria sua madre. Si vociferava allora comunemente che quel fenomeno poteva esser stato generato dal serpente alato il quale si era probabilmente fermato sulla montagna e accoppiatosi colla capra, giacchè il suo passaggio seguì nell’estate. La comparsa del drago, la sua dedotta conseguenza, ed il suo supposto prodotto, è uno di tai fatti conservatici di quei superstiziosi antichi tempi, che sembra più favoloso, che probabile.

[p. 41 modifica]La Mesolcina restò sotto la dominazione dei Romani quattro cento cinquant’anni circa avendo dovuto, come tutti i popoli a loro soggetti, adottare la loro lingua, le loro leggi, scienze e costumi, e se durante quasi tutto quel tempo essa dovette soffrire causa il continuo passaggio e ripassaggio delle truppe, godeva però alcuni particolari privilegi come le altre vallate delle Alpi, e veniva per lo più amministrata paternamente, eccetto che di quando in quando alcuni Delegati la tiranneggiavano arbitrariamente.