Compendio della dottrina cristiana/Catechismo maggiore/Parte seconda/Capo II
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Parte seconda - Capo I | Parte seconda - Capo III | ► |
Capo II.
Dell’orazione domenicale.
§ 1. - Dell’orazione domenicale in genere.
D. Qual’è l’orazione vocale più eccellente?
R. L’orazione vocale più eccellente è quella che Gesù Cristo medesimo ci ha insegnato, cioè il Pater noster.
D. Perchè il Pater noster è l’orazione più eccellente?
R. Il Pater noster è l’orazione più eccellente perchè l’ha composta e ce l’ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perchè contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo sperare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni.
D. Il Pater noster è anche l’orazione più efficace?
R. Il Pater noster è anche l’orazione più efficace, perchè è la più accetta a Dio, facendo noi orazione con le stesse parole che ci ha dettate il suo divin Figliuolo.
D. Perchè il Pater noster si chiama orazione domenicale?
R. Il Pater noster si chiama orazione domenicale, che vuol dire preghiera del Signore, appunto perchè ce l’ha insegnata Gesù Cristo di propria bocca.
D. Quante domande sono nel Pater noster?
R. Nel Pater noster sono sette domande, precedute da un proemio.
D. Recitate il Pater noster.
R. Padre nostro, che sei nei cieli:
D. Perchè, invocando Dio in principio dell’orazione domenicale, lo chiamiamo nostro Padre?
R. In principio dell’orazione domenicale chiamiamo Dio nostro Padre per risvegliare la nostra fiducia nella sua infinita bontà, essendo noi suoi figliuoli.
D. Perchè possiamo noi dire che siamo figliuoli di Dio?
R. Noi siamo figliuoli di Dio: 1.º Perchè Egli ci ha creato a imagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza; 2.º Perchè ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell’eterna gloria.
D. Perchè chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio?
R. Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perchè tutti siamo suoi figliuoli e però dobbiamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri.
D. Essendo Dio in ogni luogo, perchè gli diciamo: che sei ne’ cieli?
R. Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei ne’ cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria a’ suoi figliuoli.
§ 2. - Della prima petizione.
D. Che cosa chiediamo noi nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo?
R. Nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo noi chiediamo che Dio sia conosciuto, amato, onorato e servito da tutto il mondo, e da noi in particolare.
D. Che cosa intendiamo chiedendo che Dio sia conosciuto, amato e servito da tutto il mondo?
R. Noi intendiamo di chiedere che gli infedeli giungano alla cognizione del vero Dio, gli eretici riconoscano i loro errori, gli scismatici ritornino all’unità della Chiesa, che i peccatori si ravvedano e che i giusti siano perseveranti nel bene.
D. Perchè prima d’ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio?
R. Prima d’ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio, perchè la gloria di Dio ci deve stare più a cuore che tutti i nostri beni e vantaggi.
D. In qual modo possiamo noi procurare la gloria di Dio?
R. Noi possiamo procurare la gloria di Dio con la preghiera, col buon esempio, e con l’indirizzare a Lui tutti i pensieri, gli affetti e le opere nostre.
§ 3. - Della seconda petizione.
D. Che cosa intendiamo noi per regno di Dio?
R. Per regno di Dio intendiamo un triplice regno spirituale; cioè il regno di Dio in noi, ossia il regno della grazia; il regno di Dio in terra, cioè la santa Chiesa cattolica; e il regno di Dio nei cieli, ovvero il paradiso.
D. Che cosa chiediamo noi con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla grazia?
R. In ordine alla grazia noi chiediamo che Dio regni in noi con la sua grazia santificante per la quale Egli si compiace di risiedere in noi come re nella sua reggia; e di tenerci uniti a Lui con le virtù della fede, della speranza e della carità per le quali regna sul nostro intelletto, sul nostro cuore, e sulla nostra volontà.
D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla Chiesa?
R. In ordine alla Chiesa chiediamo che questa sempre più si dilati e si propaghi per tutto il mondo a salvezza degli uomini.
D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo in ordine alla gloria?
R. In ordine alla gloria noi chiediamo di potere un giorno essere ammessi nel santo paradiso, per il quale fummo creati, dove saremo pienamente felici.
§ 4. - Della terza petizione.
D. Che cosa chiediamo nella terza domanda: sia fatta la volontà tua, come in cielo, così in terra?
R. Nella terza domanda: sia fatta la volontà tua, come in cielo, così in terra, chiediamo la grazia di fare in ogni cosa la volontà di Dio con ubbidire ai suoi santi comandamenti così prontamente, come gli angeli e i santi gli ubbidiscono in cielo. Chiediamo inoltre la grazia di corrispondere alle divine ispirazioni, e di vivere rassegnati alla volontà di Dio quando Egli ci manda delle tribolazioni.
D. È necessario eseguire la volontà di Dio?
R. È necessario eseguire la volontà di Dio quanto è necessario il conseguire l’eterna salute, perchè Gesù Cristo ha detto che entrerà nel regno dei cieli soltanto chi avrà fatto la volontà del Padre suo.
D. In qual modo possiamo conoscere la volontà di Dio?
R. Noi possiamo conoscere la volontà di Dio specialmente per mezzo della Chiesa e dei nostri superiori spirituali stabiliti da Dio per guidarci nella via della salute. Possiamo anche conoscere questa santissima volontà dalle divine ispirazioni e dalle stesse circostanze nelle quali il Signore ci ha posti.
D. Dobbiamo sempre riconoscere la volontà di Dio nelle cose prospere od avverse della vita?
R. Nelle cose sì prospere che avverse della vita presente dobbiamo sempre riconoscere anche la volontà di Dio, il quale tutto dispone o permette per il nostro bene.
§ 5. - Della quarta petizione.
D. Che cosa chiediamo nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano?
R. Nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio ciò che ci è necessario ciascun giorno e per l’anima e pel corpo.
D. Che cosa domandiamo a Dio per l’anima nostra?
R. Per l’anima nostra domandiamo a Dio il sostentamento della vita spirituale: cioè preghiamo il Signore che ci doni la sua grazia, di cui abbiamo continuamente bisogno.
D. Come si nutrisce la vita dell’anima nostra?
R. La vita dell’anima si nutrisce specialmente col cibo della divina parola e col Santissimo Sacramento dell’altare.
D. Che cosa domandiamo a Dio pel nostro corpo?
R. Pel nostro corpo domandiamo ciò che è necessario al sostentamento della vita temporale.
D. Perchè diciamo: dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane?
R. Diciamo dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane, per escludere ogni desiderio della roba d’altri; perciò preghiamo il Signore che ci aiuti nei guadagni giusti e leciti, affinchè ci procuriamo il vitto con le nostre fatiche, senza furti ed inganni.
D. Perchè diciamo: dacci il pane, e non dammi?
R. Diciamo: dacci invece di dammi per rammentarci che, siccome le sostanze ci vengono da Dio, così se Egli ce ne dà in abbondanza, lo fa a questo fine che ne dispensiamo il superfluo ai poveri.
D. Perchè aggiungiamo quotidiano?
R. Aggiungiamo quotidiano, perchè dobbiamo desiderare quello che ci è necessario alla vita, e non l’abbondanza dei cibi e dei beni della terra.
D. Che cosa significa di più la parola oggi nella quarta domanda?
R. La parola oggi significa che non dobbiamo essere troppo solleciti dell’avvenire, ma domandare quello che ci è necessario al presente.
§ 6. - Della quinta petizione.
D. Che cosa chiediamo nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori?
R. Nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori, chiediamo a Dio che ci perdoni i nostri peccati, siccome noi perdoniamo ai nostri offensori.
D. Perchè i nostri peccati si chiamano debiti?
R. I nostri peccati si chiamano debiti perchè per essi dobbiamo soddisfare alla divina giustizia o in questa vita o nell’altra.
D. Quelli che non perdonano al prossimo, possono sperare che Dio loro perdoni?
R. Quelli che non perdonano al prossimo non hanno nessuna ragione di sperare che Dio loro perdoni, tanto più che si condannano da se stessi, dicendo a Dio, che perdoni loro, come essi perdonano al prossimo.
§ 7. - Della sesta petizione.
D. Che cosa chiediamo nella sesta domanda: e non c’indurre in tentazione?
R. Nella sesta domanda: e non c’indurre in tentazione, chiediamo a Dio che ci liberi dalle tentazioni, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.
D. Che cosa sono le tentazioni?
R. Le tentazioni sono un incitamento al peccato che ci viene dal demonio, o dai cattivi, o dalle nostre passioni.
D. È peccato aver tentazioni?
R. No, non è peccato aver tentazioni, ma è peccato acconsentirvi, o esporsi volontariamente al pericolo di acconsentirvi.
D. Perchè Iddio permette che siamo tentati?
R. Iddio permette che siamo tentati per provare la nostra fedeltà, per far aumentare le nostre virtù e per accrescere i nostri meriti.
D. Che cosa dobbiamo fare per evitare le tentazioni?
R. Per evitare le tentazioni dobbiamo fuggire le occasioni pericolose, custodire i nostri sensi, ricevere spesso i santi sacramenti, e far uso della preghiera.
§ 8. - Della settima petizione.
D. Che cosa chiediamo nella settima domanda: ma liberaci dal male?
R. Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall’eterna dannazione, che ne è la pena.
D. Perchè diciamo: liberaci dal male e non dai mali?
R. Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perchè non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti all’anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.
D. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia?
R. Sì, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell’anima nostra.
D. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda?
R. Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.
D. Che vuol dire Amen in fine del Pater?
R. Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero.
D. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster basta recitarlo in qualsivoglia maniera?
R. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore.
D. Quando dobbiamo noi dire il Pater?
R. Il Pater dobbiamo dirlo ogni giorno, perchè abbiamo bisogno ogni giorno dell’aiuto di Dio.