Pagina:Compendio della dottrina cristiana, Roma, 1905.djvu/156


— 144 —

male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall’eterna dannazione, che ne è la pena.

D. Perchè diciamo: liberaci dal male e non dai mali?

D. Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perchè non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti all’anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.

D. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia?

R. Sì, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell’anima nostra.

D. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda?

R. Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.

D. Che vuol dire Amen in fine del Pater?

R. Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero.