Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite/Parte II/VIII

Parte II - Capitolo VIII

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CAPITOLO VIII.


Istrumenti, vasi e macchine relative al vino.


Il coltivatore, che desidera vegliare da lui stesso a tutte le attenzioni, ch’esigono la vendemmia, e i varj suoi prodotti, non deve mancare di una quantità di cognizioni, di dettagli sopra i vasi, gl’istrumenti, e le diverse preparazioni che gli si devono far subire, se non vuole esser esposto a molti accidenti, che non potrebbe neppur prevedere senza queste nozioni preliminari. Noi considereremo 1. Gli strumenti, e i vasi destinati alla vendemmia; 2. Le macchine, e i vasi che servono alla fabbrica del vino; 3. Le botti, e i vasi destinati a contenerlo; 4. Le cantine, e le caneve. [p. 130 modifica]

Vasi destinati alla vendemmia.


I vasi che ordinariamente servono a mettere l’uva, che si raccoglie, e trasportarla alla tina sono i cesti, le secchie, i gerletti, i cestoni, i vaselli.

I cesti che s’impiegano in una gran parte della Francia, ànno il vantaggio di costare assai poco, e di essere leggerissimi, ma presentano l’inconveniente di lasciar fuggire attraverso le aperture la porzione più preziosa del mosto, perchè proviene sempre dalle uve più mature. Non si dovrebbe dunque servirsi di cesti, che nei paesi, dove la poca maturità della vendemmia non lasciasse mai temere questa perdita, e allora impiegare dappertutto quei vasi di legno, che si nominano secchie (seilles), la cui forma ordinariamente è rotonda, e la cui altezza è da sei a otto pollici, sopra dieci, quindici di diametro.

Ma per impedire, che da un anno all’altro non prendano il gusto della muffa, il quale sarebbe pericolosissimo, e che le loro doghe non si disgiungano, bisogna metterle in luogo asciutto, dove non siano esposte, nè all’azione di una grande aria, nè all’ardore del sole, nè ai malanni dell’umido. Prima di servirsene si deve esaminare i cerchj, esporre qualche giorno all’aria, avendo attenzione di farle metter nell’acqua, che si rinoverà più volle.

I gerletti, che si chiamano anche danderlins, in Champagne sono fatti con buoni vinchi, che si stringono molto per rendere le aperture [p. 131 modifica]inconcludenti, o almeno assai più piccole. In qualche paese, per otturare interamente i buchi, si tapezza l’interno del gerletto con un buono strato di calce estinta coll’acqua.

Non bisogna aspettare il momento della vendemmia per far rimettere in buono stato i vasi destinati a trasportare le uve alla tina tanto sopra uomini, che sopra vetture; perchè gli operai, che sono assai pressati a quest’epoca, fanno ordinariamente molto male ciò che conviene, e non avrete più il tempo necessario per farle lavare a più riprese, e l’acqua non potrebbe più gonfiare tutte le parti.

Malgrado l’abitudine di costruire tutti questi vasi con legno di quercia, sarebbe assai più vantaggioso, che fossero fatti col cuore di pioppo, o con quello di salice. Questi vasi, essendo ben invinati, e ben custoditi dureranno sempre più di trenta anni.

Quanto ai vaselli, che sono grandi botti di quattro, cinque fogliette, si adoperano in tutti i paesi, dove le vigne sono lontane più leghe dall’abitato. La vendemmia non potrebbe soffrire questo tragitto allo scoperto, perciò si mette accuratamente in questi gran recipienti, che devono essere cerchiati con forza: mentre in tempi caldi, la fermentazione si stabilisce tanto prontamente, e con tanta violenza, che come non siano buoni, il liquore effervescente passa attraverso la più più piccola apertura, da dove si perderebbe una gran quantità di vino.