Come l'ampiezza delle regie mura
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Tutti gli uman desiri | Febo sul carro adorno | ► |
LVIII
A D. VINCENZO GONZAGA
DUCA DI MANTOVA.
Come l’ampiezza delle regie mura,
Come vidi gli alberghi alteri e vaghi,
Come il corso gentil de’ chiari laghi,
Ond’è la regia tua lieta e sicura;
5Così colmai di meraviglia il seno;
Indi l’anima volse i pensier suoi
A contemplar, che sì pregiati Eroi
Aperser qui le ciglia al ciel sereno.
Francesco il grande, ond’è famoso il Taro,
10Il non minor, per cui Milan fu vinto,
E tanti Cavalier, che in sangue tinto
Di Marte il calle a grande onor calcaro.
Nè punto lento alla memoria corse
L’antico Cigno, volator sublime,
15Che non di Pindo a suo voler le cime,
Ma le cime del Ciel corse e ricorse.
Oh se in quest’aure, ove con nobil vanni,
Volò da prima, oggi facesse il nido,
Oh come in alto l’ammirabil grido
20Farebbe gir de’ tuoi reali affanni!
Ei, che nudrito infra l’Aonie Dive,
Più sacro ottenne infra mortali il canto,
Che fe’ men chiara, inestimabil vanto,
L’eccelsa voce delle trombe Argive.
25Giungere al colmo de’ tuoi pregi alteri
Potría col pregio dell’Eterea lira,
O Regnator del Mincio, in cui s’ammira
L’inclito sangue de’ più grand’Imperi.
Io non così; ma qual nocchier, che stanco
30In varcar fiumi, all’oceán discende,
Non pria gli spazj di Nettun comprende,
Che sbigottisce, e nel pensar vien manco;
Tal se io rivolgo alle tue glorie il core,
Del troppo lungo dir tremo e pavento;
35Non è sempre felice alto ardimento:
Misurar sè medesmo è gran valore.
Gli avi di sangue ostil molli e vermigli,
Le palme, premio di sudori estremi,
E te, che l’orme lor fervido premi,
40Bel specchio in armi a’ generosi figli.
Non canterò, che temerarie piume
Darebbono a quest’onde un nuovo nome,
Diran le corde di mia cetra, come
Ornar le Muse è tuo gentil costume.