Febo sul carro adorno
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LIX
PER FRANCESCO D’ESTE
DUCA DI MODENA.
Febo sul carro adorno,
Scotendo il freno d’oro
Fatto ha più d’un ritorno
Allo stellante Toro:
5Ed io nessuno onoro.
De’ ben diletti alla Virtute Eroi,
Cor mio, che badi? e quale stato è questo?
Seguono il neghittoso i biasmi suoi:
Vuoi tu forse corona
10D’altrove nati fior, che in Elicona?
Mira qual gioventute
Di Cavalieri egregi
Suolti pur con virtute
Ornar d’incliti fregi,
15Noi, che serviamo a’ regi,
Tragittando di Lete il golfo oscuro,
Spiegar dobbiamo ben velate antenne.
Melpomene fedel sia Palinuro,
E poi che il vento è fresco,
20Salpiamo coll’onor del gran Francesco.
Umile di lui speme
Fiero Aquilon disperga,
Ed Austro seco insieme
L’involva e la sommerga.
25Alta co’ regi alberga
Virtute, che del Ciel guarda le porte;
E se del vulgo la credenza è frale,
I gemelli Ledei rendanla forte,
E l’ammirabil ira,
30Per cui sparso tra fiamme Ilio sospira.
Quale a ragion non viene
Onor di vaga istoria
A lui, che in Ippocrene
Sorge ognor sua memoria?
35Lume d’ogni altra gloria
Al Sol d’Achille disparisce e cede,
E sel confessa la Meonia terra,
Ove trascorse procelloso il piede,
E delle turbe oppresse
40Fece su’ larghi campi orrida messe.
Vaga Vergine, orrenda,
Sul Xanto allor sen venne:
Ivi vibrò tremenda
Termodontea bipenne;
45Ma poco alfin sostenne
I rei furor della Tessalic’asta;
Che difesa da’ suoi, benchè feroci,
Cadde con guancia scolorita e guasta,
E l’anima sdegnosa,
50Corse di Stige per la strada ombrosa.
Orsù non solo infonde
Apollo arte di cetra,
Ma d’Aganippe all’onde
Presagio anco s’impetra.
55Lo stral di mia faretra
Avventerò, che in verità s’accheti,
Qual chiaro se ne va per tanti lustri.
Il Figlio altier della cerulea Teti;
Tal fian le luci immense
60Fra’ nostri re del giovinetto Estense.