Colpo d'occhio a Roma/Giornata ottava
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GIORNATA OTTAVA.
Non avvi Forestiere che veda Roma senza condursi nella melanconica città di Tivoli, che giace in amenissimo orizzonte alle falde dell’alto monte Catillo tutto di nudo roccia che gli sovrasta. A 4 miglia da Roma si passa sull’Aniene ponte Mammolo, detto da Mammèa madre di Alessandro Severo. A 12 miglia e mezzo a sinistra poco lontano dalla via evvi il Lago de’ Tartari; stagno di acque cariche di carbonato di calce incrostante le pianticelle ivi cadute, ed i suoi grandi depositi furon detti Lapis Tiburtinus, dal volgo Travertino. Il lago sparì, ed oggi è mantenuto dalle sole piovane acque. Dopo il 14 miglio risentesi il cattivo olezzo del gas idrogeno solforato delle acque Albule, dette Solfatara poco lontano dalla via; e dopo si passa sopra il ponte del canale che attraversa la strada, pel quale scorre un’acqua di glauco colore, ed è lungo due miglia, e và a scaricarsi nell’Aniene, o fiume Teverone. Poco distante della strada è la Solfatara, o Lago delle acque Albule, prima grande oltre un miglio, oggi ovale di soli palmi 260 largo, e 640 lungo; nel centro è fondo palmi 173, alle rive ove 60, ove 26. Poco lungi evvi l’altro Lago delle colonnette, lungo palmi 330, largo 200, profondo nel centro 231, e mercè un canale si congiunge coll’altro. Poco appresso vi si formò uno Stabilimento Balneario nel 1851, scavandovi dei seni, e vi accorron molti con morbi cutanei, ed altre malattie. Proseguendo la maestra via per a Tivoli, a sinistra si vede un ben conservato avanzo di rotondo sepolcro che vuolsi di M. Plauzio Lucano, e perciò ivi il ponte due miglia dalla Solfatara dicesi Ponte Lucàno, perchè fabbricato dal ridetto Lucano 100 anni prima dell’era volgare. A due miglia da tal ponte vi sono gli avanzi della superba Villa Adriana del circuito di 7, ovvero 10 miglia, dove Adriano Imperatore la costruì con 50000 schiavi nel 124 di Gesù Cristo, continuandola sino al 135, ponendovi tutto ciò che di più meraviglioso avea osservato in Grecia, in Asia, in Egitto. V’erano 20 Tempi, 90 Piazze, Teatri, Biblioteche, Terme, Portici, Giardini, Fontane. Venne depredata da Caracalla, e distrutta dai Barbari, e dai secoli. Dopo Ponte Lucano incomincia una nojosa salita di oltre 2 miglia, e alla fine si giunge a Tivoli (Tibur) città latino-sabina fra pittoreschi oliveti a 18 miglia da Roma. I monti accerchiano Tivoli per metà da nord al sud-est, ma da una parte si gode tutta l’ampia veduta della romana campagna. Entro non vi sono rette vie, è scarsa d’acqua potabile, ma è a vedersi la magnifica Cattedrale di S. Lorenzo, già Tempio d’Ercole, altre belle Chiese, la Fortezza, il Collegio de’ Gesuiti con Biblioteca di 6000 volumi, gli avanzi del famoso Tempio della Sibilla Tiburtina, il grande Stabilimento di manifattura di rame, di ferro, cartiere, nell’ampio locale ove fu la pretesa Villa di Mecenate; il maestoso ponte sull’Aniene eretto da Gregorio XVI nel 1835, e i due fori o cunicoli escavati nelle viscere del monte Catillo, uno di 278 metri di lunghezza, l’altro di metri 263, da ove esso fiume Aniene si precipita da un’altezza di 117 metri, e va giù ad inaffiare feracissima valle. Le altre cadute del fiume tra mezzo a orrendi scogli, vengon dette Grotta di Nettuno, Grotta delle Sirene, Cascatelle, ed il tutto insieme riunito, forma un quadro pittoresco e meraviglioso assai che sorprende. — Altri luoghi di momentanea villeggiatura, e per la caccia, sono Ostia, e Fiumicino, ove il Tevere imbocca nel mare.
Ora che di volo quì, vincolato da strettezza di tempo, indicaronsi almeno le principali cose della Metropoli, d’uopo è confessare, che non pochi giorni, non tenui indicazioni valgono ad osservare tutte, e bene le meraviglia di questa Dominante. Imperciocchè ad ogni passo, ovunque si rivolga lo sguardo, è da ammirarsi i capolavori di que’ nostri fulgidi Astri del genio, che ad onta delle straniere depredazioni, splenderanno eterni sull’invidiato suolo d’Italia. Quindi a scorgerli tutti, non bastano le faticate, e dotte Guide sù Roma di Nibby e Vasi, di Melchiorri, e di altri valorosi, i quali nulla intentato ommissero ad illustrare questa, per i miracoli di scoltura, di pittura, e delle altre arti belle, nel suo genere, unica città del mondo. Nella sola Via Appia infatti fuor di Porta S. Sebastiano, eseguitivi una moltitudine di scavi, dalla parte opposta alla Basilica, si vede un circolare sotterraneo sul quale fuvvi il Tempio di Romolo, e ivi presso eravi un Circo del figlio di Massenzio, ove capir potevano 180,000 spettatori. E sù sù per l’Appia istessa in un piccol poggio si osserva il magnifico rotondo sepolcro di Cecilia Metella di 132 palmi di diametro su basamento quadro, fortificato poi nei bassi tempi dai Gaetani. Proseguendo è l’Appia gremita di tombe, d’iscrizioni, di sepolcri; tra i quali nominerò solo quello dello svenato Filosofo di Corduba, uno della Famiglia Sunudina dei tempi di Trajano, e quello di Usias Sacerdotessa d’Iside; e miri diverse torri erette sopra residui d’altre tombe, e via via sino all’undecimo miglio ove giaceva la piccola città di Boville, in cui Clodio fu da Milone ucciso. Tanto che per altre necessarie indicazioni al Forestiere cortese, essendo ogni Guida pur soggetta a cambiamenti continui, prefiggesi l’Editore Chiassi d’impinguare d’incisioni, e di più estesa materia una seconda ristampa.
Con permesso