Coi Bersaglieri dell'Undicesimo Reggimento in guerra/Sul Carso
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Sul Carso.
Il 10 novembre giunse l’ordine di trasferimento di fronte.
La 5a Compagnia si riunì a Chiut al Battaglione.
La comandava allora il tenente Passerini, essendo stato il capitano Mozzoni trasferito al 27° Fanteria.
Mussolini aveva ottenuto una breve licenza, ed era andato a passarla in famiglia a Milano.
Si pernottò a Chiusaforte, e si partì in treno speciale per il Carso.
Il 12 giungevamo a Strassoldo, e ci avviammo per accantonarci a San Valentino.
Si seppe poi che saremmo andati in posizione a quota 144, che era stata occupata dai battaglioni ciclisti i quali si erano coperti di gloria.
Quota importantissima per la sua posizione strategica, che era, com’ebbe ad esprimersi il generale Tettoni, «la perla della IIIa Armata!».
Lo dimostrava la tenacia con cui il nemico rinnovava gli attacchi, ed i fatti d’arme che vi si erano svolti.
Si faceva affidamento sulla nostra Brigata, perchè a noi era stato aggiunto il 7° Reggimento Bersaglieri proveniente da Bezzecca, per il mantenimento di tale posizione, e per una prossima avanzata. Ciò fu detto esaurientemente alla truppa, che con grande preparazione morale si recò a presidiare la posizione.
La notte dal 18 al 19 novembre si dètte il cambio alla Brigata Bari. Alla quota 144 c’erano ancora recenti tracce della conquista aspra e dolorosa, e dava l’imagine vera e reale di quello che era la guerra sulle pietraie del Carso.
Il rovescio della quota era come un alveare di uomini.
Poche e anguste caverne servivano come deposito per le munizioni, e per rifugio delle riserve in caso di bombardamento.
La maggior parte dei ricoveri erano tane umide, scavate nella terra rossa, e durante le piogge erano piene di acqua, e di grossi topi che vi regnavano da padroni.
In basso, separava la quota del Debeli un
Il caporale Benito Mussolini mentre si fa radere la barba.
Ronchi. - I resti della casa dove fu arrestato G. Oberdan.
valloncello denominato della Morte, per il cimitero che vi
esisteva, e per la vulnerabilità che offriva ai tiri nemici. Io credo che i trogloditi avrebbero guardato quei rifugi con commiserazione!
Il 39° Battaglione fu il primo che occupò la linea di sbarramento del vallone di Jamiano.
Con quale fierezza e con quale vigile attività fu montato il servizio di vedetta!
Dal comandante del Battaglione sino all’ultimo bersagliere, la veglia fu calma, serena, ma piena di propositi e di risolutezza. Ripeto: non è per spirito di Corpo ch’io dico ciò, ma è la constatazione di un fatto. Il nemico si accorse subito quale vigile scolta aveva di fronte, e si dimostrò inquieto, turbato....
Lo dimostravano i razzi e i riflettori che incessantemente frugavano le tenebre, le frequenti pattuglie di esplorazione; lo dichiaravano inoltre i numerosi prigionieri presi!
I reticolati e la martoriata trincea di quota 144.