XX. — Alle Terme

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XIX XXI

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CAPITOLO XX.

ALLE TERME.

Padroni del mondo — e ricchissimi delle sue spoglie — i Romani si diedero al lusso — alle gozzoviglie — ed agli eccessi d’ogni specie.

Fastidiose ed insopportabili divennero loro le fatiche del campo — l’aratro e l’armi — che tanto avevano influito a mantenerli sobrìi e robusti. — Colle membra rese delicate dall’ozio — il peso delle armi divenne soverchio — e tra gli stranieri schiavi si cercarono i più robusti per farne dei soldati. — Gli stranieri forti, armati ed agguerriti alla scuola di Roma — cominciarono a disprezzare i dissoluti ed effeminati padroni — poi, ad ammazzarli, per impadronirsi delle loro donne e delle loro ricchezze.

Ecco la storia della decadenza di quell’impero gigante — che finì, come devono finire tutte le potenze edificate sull’ingiustizia e le violenze.

Fra i lussi degli antichi c’eran le Terme — [p. 104 modifica] ossia i bagni — e vi si prodigavano ricchezze immense — per renderli comodi, doviziosi e splendidi.

Ve n’erano di particolari e di pubblici — e siccome al tempo degli Imperatori ognun di loro procurava di farsi celebre con qualche opera grandiosa — Caracalla, uno dei più abbietti di quei despoti — fece edificare le famose Terme — i cui avanzi si contemplano oggi — nell’immenso deserto di ruine che segnano la grandezza e la decadenza di Roma.

Gli edificai più cospicui dell’immensa città — quasi tutti avevano dei sotterranei — praticati dai grandi con astuta previdenza — per nascondervisi in tempo di pericolo — o per nascondervi il frutto delle loro rapine e violenze.

Nel sotterraneo delle Terme di Caracalla — era stabilito il nuovo convegno dei trecento — nella notte del quindici febbrajo — e subito che l’ombre della notte cominciarono a coprire Roma — già le loro sentinelle erano collocate nelle vicinanze del luogo di riunione — e sulle vie che vi conducevano.