XLVII. — L'onore della bandiera

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XLVII. — L'onore della bandiera
XLVI XLVIII

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CAPITOLO XLVII.

L’ONORE DELLA BANDIERA.

I nuovi arrivati furono accolti amorevolmente — e le donne che conoscevano le sventure della giovane la colmarono di carezze.

Camilla conservava ancora qualche cosa di solenne — resto dello stato di demenza in cui era rimasta tanto tempo — ma pure era tornata in senno. Un rivolgimento miracoloso, — operato dall’apparizione subitanea dell’uomo del suo cuore — quell’esclamazione di Silvio, a cui accennammo sopra — e finalmente quella piena eli commozioni e d’affetti risentita nell’amoroso abbracciamento, avean trasformato in un essere nuovo e risanata la povera giovane.

«Io sono passato per Viterbo» disse finalmente Silvio ad Orazio, — «e vi ho veduto un finimondo — che è impossibile esattamente descrivervi: — I cittadini che gli affari o la necessità fanno uscire di casa non camminano più, ma vanno correndo per [p. 277 modifica]le strade, e cercano rifugio quando s’imbattono nella soldatesca. — Le truppe, — rinforzate da forte distaccamento venuto da Roma — hanno smessa la paura — che li trasportò fuggendo dalla selva Ciminia — e vogliono infilzare quanti italiani vi sono sulla superficie della terra. — Per attuare il loro bellicoso disegno, hanno cominciato a saccheggiare alcune botteghe e magazzini di vino — ove si sono ubbriacati a morte.

«Le autorità pretine che volevano arginare quel torrente di canaglie — furono prese a calci di fucile e fugate verso Roma coi loro sgherri — che non torneranno per un pezzo.

«I nuovi rinforzi arrivati, gridano: che l’onore della bandiera è stato macchiato — e che bisogna lavarlo.

«L’onore della bandiera! — ciò mi ricorda le velleità di certa nostra vicina Republica — che dopo aver violato infamemente il nostro territorio — impadronitasi per inganno del principale nostro porto di mare — attaccata proditoriamente la nostra capitale — e ricevute delle meravigliose botte — gridava: al tradimento! ed al macchiato onore della bandiera!

«Infine,» ripigliava Silvio: «quel [p. 278 modifica] tramestio mi ha facilitato il poter indagare innosservato ogni cosa — e il potermela svignare verso di voi. — Soltanto, aggiungeva, mi è successo un episodio curioso — e che ben poteva impedire la mia venuta. Mentre passavo davanti all’Albergo della Luna, da una carrozza scendevano alcuni ufficiali nuovamente arrivati da Roma — ed in tanta confusione non trovando domestici per portare il loro bagaglio — uno di loro venne a me — e gridandomi: coqin! e non so che altro — mi prese per il petto e voleva trascinarmi verso la vettura.

«Per fortuna, io avevo fatto un segno a Camilla di precedermi. — Il primo pensiero, fu quello di metter mano al pugnale — ma mi trattenni, e strappando la sua mano dal mio petto — gli aggiustai sul muso tale un pugno — che andò a ruzzolare tra le ruote del veicolo — senza più articolar parola. — Come ben capite, io non rimasi a raccogliere gli allori della vittoria — e con quel passo che ben conoscete — raggiunsi la mia compagna — e senza voltarmi indietro presi la via della selva.»

L’ilarità dell’uditorio — e qualche: bravo Silvio! fecero eco al racconto faceto del cacciatore — che riprese ancora dicendo: [p. 279 modifica] «Badate che non dobbiamo rimaner qui con troppa sicurezza — giacchè non dubito che domani al più tardi avremo sulle braccia la intiera masnada degli stranieri. — »

«Qui in questa selva, disse Orazio: noi terremo testa all’intero esercito del Papa. — Qui gli antichi Etruschi dopo essere stati disfatti in battaglia campale dai Romani nella pianura, fecero fronte per molto tempo ancora — alle legioni vittoriose.

«Non pensano certo gli assalitori,» egli soggiunse:» che non siamo più in pochi, e che abbiamo giù le nostre donne da proteggere!»

«Ehi!? che donne da proteggere! — esclamò Irene con ironia: — avete scordato presto, signor Rodomonte — che queste stesse donne oggi hanno protetto voi! — »

E lì uno scoppio di risa — ed un affettuoso bacio sulla mano della sua cara — dal coraggioso sovrano della foresta. —

Intanto l’ombra lunga ed opaca dei giganti della selva stendendosi verso levante annunciava il tramonto — ed il sole nel suo glorioso variopinto manto — stava per nascondersi oltre le onde del Tirreno — quando Clelia rivolta a John — che col predominio della bellezza — della bontà — e della [p. 280 modifica] dolcezza aveva reso docile ed obbediente, e prima di sedersi l’avea incaricato delle vivande, gli disse in inglese: «Eh! amico mio — tutti questi eroi da romanzo, pare non si curino della cena — e se non ve ne occupate voi — credo che anche questa notte andremo a letto senza. — »

«Aye! Aye!» risposa l’allegro figli o dell’Oceano: ed in due salti — egli arrivava a venti passi di distanza, ove gli assistenti avevano scaricato due muli — che col bagaglio dei Capi portavano pure qualche cosa da mangiare. —