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«mestio mi ha facilitato il poter indagare innosservato ogni cosa — e il potermela svignare verso di voi. — Soltanto, aggiungeva, mi è successo un episodio curioso — e che ben poteva impedire la mia venuta. Mentre passavo davanti all’Albergo della Luna, da una carrozza scendevano alcuni ufficiali nuovamente arrivati da Roma — ed in tanta confusione non trovando domestici per portare il loro bagaglio — uno di loro venne a me — e gridandomi: coqin! e non so che altro — mi prese per il petto e voleva trascinarmi verso la vettura.
«Per fortuna, io avevo fatto un segno a Camilla di precedermi. — Il primo pensiero, fu quello di metter mano al pugnale — ma mi trattenni, e strappando la sua mano dal mio petto — gli aggiustai sul muso tale un pugno — che andò a ruzzolare tra le ruote del veicolo — senza più articolar parola. — Come ben capite, io non rimasi a raccogliere gli allori della vittoria — e con quel passo che ben conoscete — raggiunsi la mia compagna — e senza voltarmi indietro presi la via della selva.»
L’ilarità dell’uditorio — e qualche: bravo Silvio! fecero eco al racconto faceto del cacciatore — che riprese ancora dicendo: