Chi l'ha detto?/Parte prima/31
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Parte prima - 30 | Parte prima - 32 | ► |
§ 31.
Fiducia, diffidenza
Sull’argomento della maggiore o minor fiducia da usarsi nelle cose della vita non trovo miglior consiglio del dantesco:
507. Guarda com’entri, e di cui tu ti fide.
508. Io son colui che tenni ambo le chiavi
Del cor di Federigo....
509. Fidus Achates.1
Nel caso particolare della fiducia che può concedersi a chi racconta, è bene che questi tenga presente il verso:
510. Di più direi; ma di men dir bisogna.
E se non che pur dubito che manche |
Do qui luogo anche all’oraziano:
511. ....Credat Judæus Apella
Non ego: namque deos didici securum agere
[aevum;
Nec, si quid miri faciat natura, deos id
Tristes ex alto cœli demittere tecto.2
Si cita anche isolatamente il primo emistichio. I commentatori si sono molte volte domandato chi fosse questo Apella, e naturalmente non hanno mai saputo che cosa rispondere. Sembra che il nome di Apella non fosse infrequente fra i liberti ebrei del Trastevere; vedasi, inter alia, Cic. ad Fam., VII, 25: «Ne Apellæ quidera liberto tuo dixeris» e gli Atti degli Apostoli, VI, 9; e d’altra parte gli Ebrei erano ritenuti dai Romani come gente superstiziosa a cagione della loro religione. È quindi naturale che Orazio per indicare un individuo credulo, scegliesse un nome comune fra i Giudei. La vecchia etimologia della voce Apella, da a particella privativa e pellis, a indicare un circonciso, filologicamente non regge.