Cenno istorico del Comune di Cassano/Prima Parte/Capitolo I

Capitolo I - Sito ed origine di Cassano

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CAPITOLO I.


Sito ed origine di Cassano.


Cassano, piccolo paese della Peucezia, nella diocesi di Bari, e distretto di Altamura, giace alle radici di alcune colline dette volgarmente Murgie, le quali fanno parte dei nostri Appennini; circa 16 miglia distante dalla Capitale della Provincia e 12 da Altamura. Terra fertile ed abbondante, specialmente di cereali e di civaie. Amena è la sua posizione, e salubre il clima. I suoi naturali sono di ottimi costumi, molto religiosi, d’ingegno acuto e perspicace, capaci a tutte le arti e a tutte le scienze. Ha un Capitolo composto di 18 Preti, cioè 15 Partecipanti, due Primiceri ed un Arciprete [p. 10 modifica]curato. Tiene due Comunità Religiose, una de’ Padri Riformati di S. Francesco, e l’altra di Monache Chiariste. Vi sono cinque Congreghe, cioè 1. del SS. Sacramento, 2. del SS. Rosario, 3. del Purgatorio, 4. del Crocifisso, 5. di S. Giovanni Battista. È residenza di un Regio Giudice circondariale, il quale esercita la sua autorità nel perimetro del Territorio Cassanese. I suoi abitanti sommano circa cinque mila (1).

La sua origine è tanto antica, che non si può rintracciare tra il silenzio degli autori greci e latini, e tra l’oscurità de’ secoli. Si opina dagli eruditi, che sia un paese fondato dai discendenti di Iafet, i quali dopo l’universale diluvio vennero ad abitare queste contrade, e le diedero il nome di Iapigia. Questa opinione viene confermata dall’antica ed oscura origine del paese, e dal suo nome, poiché Cassano è una parola composta di Casa Iani, cioè da un famoso tempio, che anticamente esisteva in quel luogo dedicato al Nume Giano, sicchè da Casa Iani ne venne il nome di Cassano. Questo sentimento non è nostro, ma di Cristoforo da Forlì scrittore del secolo XVII, il quale dice: «Era nella città d’Italia il Tempio di Giano in quella parte del suo Territorio, nel quale fu poi edificato il Castello detto Cassano, cioè Casa Iani». Sebbene di tal nome vi sieno molti altri paesi, come di fatti vi è Cassano nelle Calabrie, città [p. 11 modifica]vescovile, un’altra nella Lombardia ec.: pure le pre­citate parole ci fanno credere, che l’Autore voglia parlare di Cassano della provincia di Bari, per le due seguenti ragioni: 1. perchè il Tempio di Giano in queste contrade era famosissimo, e per venerare quel Nume concorrevano tutti i popoli circonvicini e lontani, specialmente il popolo di Altamura, creduta l’antica Lupazia; 2. perchè gli antichi abitanti di quel luogo fabbricarono accanto al Tempio una gran Torre per servizio de’ Ministri del Nume Giano, e di questa Torre si vedono ancora nel paese alcuni antichi ruderi, detti — La Torre della Sinagoga. Per cui il nostro Padre Lama conchiude il suo discorso sopra Cassano dicendo: «Il terreno di Cassano è fertilissimo di ogni specie di vegetabili, ben è di dovere chiamarsi Casa di Giano, essendo per conseguenza stanza di Dio; e s’è casa di Dio ognuno dunque vive contento e felice». E così conchiude l’Autore:

Si casa sum Iani, sum divum Coelica Sedes,
Si domus ergo Dei, quisque beatus erit1.

Questo nome Giano è sbaglio del nome Iavan quarto figlio di Jafet, e nipote dì Noè, poiché i di­scendenti di quel Patriarca adoravano il loro avo, come il Dio della Pace, il coltivatore della [p. 12 modifica]Giustizia e della Santità, come protettore dell’Innocenza, il provveditore de’ Beni, il distruttore dei Vizi, e come il primo Sacerdote, il quale dopo il diluvio offrì il Sacrificio al Signore in rendimento di grazie, per cui in suo onore innalzavano Tempii, e gli erigevano altari 2.

Noè si dipingeva a due facce, con una delle quali guardava la generazione che terminava col diluvio, e coll’altra quella che cominciava da lui. Viri eruditi censent, dice l’A Lapide, Noe a Gentilibus vocatum Ianum bifrontem, quia duo saecula vidit, et coniunxit3. Sicchè i Gentili involti nelle tenebre dell’errore sbagliarono nel culto, ed invece di adorare in Giano Noè, al pari dei di lui discendenti, adoravano un Nume accomodato alle loro passioni.

La festa del Nume Giano dagli antichi Gentili si celebrava nel primo giorno di gennaio, donde il mese prese nome; si dipingeva al pari di Noè a due facce, con una guardava l’anno che finiva, e coll’altra quello che cominciava.

  1. Padre Lama, Articolo, Convento di Cassano.
  2. Corn. a Lapide in Gen.
  3. Idem in Ezech. c. 31 v. 25.