Canti dell'ora/II. Elegie/Nell'anniversario d'una sciagura
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NELL’ANNIVERSARIO D’UNA SCIAGURA
Per il fanciullo M. F., vittima del disastro ferroviario di Piacenza. |
Oggi un anno. Ritorna, ecco, ne l’ora
tragica come un sogno di demente
la visione atroce. Ancora ancora3
odo il grido salir subitamente
per ogni terra ripercosso, e farsi
muta ascoltando e pallida la gente.6
Turbinar del disastro i segni sparsi
vedo ne l’ombre. Il vapor romba: un cozzo
fulmineo d’inferno: uno schiantarsi9
di carriaggi e ferramenti. Mozzo
in due sfasciasi ’l treno. Ardon rottami
e corpi. Co ’l fragore alto un singhiozzo12
d’agonie va. Che orribili richiami,
taciturna Piacenza e voi nebbiose
rive del Po, percossero i velami15
muti del cielo! Erano speranzose
famigliuole, mariti erano e padri
e fidanzati, eran fiorenti spose18
e figli tenerelli e incinte madri.
E tu ’l viso cui l’ala il nero dramma
sbattea, Mario, raggiavi e de’ leggiadri21
occhi pensosi a l’avvenir la fiamma,
bellissimo fanciullo; e scudo t’era
il ben che ti voleva la tua mamma.24
Invano. Potè mai siepe o barriera
dal fiore distornar, quando dirotta
crepita al campo, l’orrida bufera?27
Indifeso perivi e senza lotta.
La franca legge del volere umano
per te, fanciullo, a mezza via fu rotta.30
Perivi. Il caso con la cieca mano
era a le spalle. Un attimo: ed infranto
le membra t’ebbe nel suo gorgo insano33
la distruzione. Spigavano intanto
a la tua fronte le speranze, i sogni
del padre, che vedea con dolce vanto36
se stesso in te risorridere ad ogni
libera vetta o ardimentoso scoglio
cui forte ingegno e fervid’estro agogni.39
Vivi tu sempre con l’antico orgoglio,
Niobe eterna, e provochi la sorte
a fulminar la pianta nel germoglio?42
Stringersi al petto il figlio, e su le porte
d’un cimitero abbandonarlo! O forse
ha la sua primavera anche la morte?45
e chiede albe e sorrisi, e il fior che sorse
per nostra gioia era il fior del suo maggio
che di qua solo un poco la precorse?48
Speranza, che sostieni ’l buon viaggio,
quando s’abbatte l’ultima stanchezza
e con lento languir tremola il raggio,51
il morbo rode e la fibra si spezza,
pietosa amica, di pace favelli.
Ma quando in roseo vel la giovinezza54
d’incanti ancora intatto e sogni belli,
co ’l sospiro immortal de la natura
s’addorme in seno de’ precoci avelli,57
ispiratrice sei. Spande una pura
chiarità di rinascita infinita
di là da l’ombre de la sepoltura60
la soave primizia de la vita.