Canti dell'ora/II. Elegie/In morte di un filosofo

In morte di un filosofo

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IN MORTE DI UN FILOSOFO


Ad Augusto Alfani in memoria di Augusto Conti.


Torna il pensiero ove cantando osanna
Dante vedea dopo la nuvoletta
gli angeli che parean pioggia di manna.3

E mi ricrea la luce benedetta
onde ogni cosa che da lei rampolli
piacer diventa d’armonia perfetta:6

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le rive d’Arno e i fiorentini colli
d’eterno maggio glorianti in giro
ne l’amplesso del ciel vividi e molli;9

e curvi anch’essi sotto il bel zaffiro
Santa Maria del Fiore e il Battistero
che danno pace al mistico sospiro.12

Come lontano in paese straniero
mesto figliuol desidera la madre,
così voi, dolci luoghi, ’l mio pensiero.15

Ma quasi in sogno quell’aure leggiadre
chiamare a nome e sospirare ascolto:
— Augusto Conti, dolcissimo padre! — 18

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Nè più rivedo il bel vecchio raccolto
qual soleva mostrarsi ogni mattina
là tra i fedeli, luminoso il volto21

e la persona immoto, a la Regina
de’ Cieli orante, da cui fiamma attinse
d’opere belle. O quanto la Divina24

che l’Angelo annunziò e qui dipinse
diegli d’ardore, se per onorarla
orgoglio insieme e debolezza ei vinse!27

Un che celeste nel suo esempio parla
veracemente. Erano schiavi i tempi
tra falsi dubbi, e d’arrogante ciarla30

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cattedratica ottusi i volghi scempi;
quand’ei levossi e liberò la penna
da’ cavillosi lacci ambigui ed empi33

tra’ quali ’l senso e la ragion tentenna.
Mentre accennar gli altissimi intelletti
vedea, come ad amico amico accenna,36

lui precedendo: i filosofi schietti
di Grecia e Italia, quelli a la cui scuola
Dante filosofò gli eterni detti.39

O amabil luce de la sua parola
forte a snebbiar da’ scettici ludibri
l’unica verità che l’uom consola!42

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O d’armonia ideal candidi libri,
d’onde nel suo pacato ordine il bene
par che più raggi di bellezza vibri!45

Con la sincerità che fede ottiene
tralucea l’innocenza de la vita
a lui dal volto. E quando più serene48

speranza e morte han l’anima ingioita?
Quando così solenne e così in pace
la bontà di Firenze s’è partita?51

Ben è questa de l’uom gloria verace
che del suo fine allegrasi, per cui
più de la vita a noi la morte piace.54

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Ma la fatale ora di gloria a lui,
che un’altra volta l’aspettò da forte,
non nuova arrise. Arrisegli già sui57

campi, ne l’armi, quando per la sorte
del leonino battaglion toscano
con la bandiera andò incontro a la morte.60

O entusiasmi, o fede, o sovrumano
fremito de la patria! ed o speranze
oltre il vero felici! Il veterano63

ardea tuttora in quelle ricordanze
giovanilmente. E gli parea sentire
di quell’eroico maggio le fragranze.66

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Quando sul Mincio il cavallo nitrire
s’udì di Carlo Alberto, e l’Appennino
fu tutto un grido: «O vincere o morire!»69

E col fuoco saggiarono il destino
d’Italia Curtatone e Montanara,
abbreviando l’operar divino.72

Così un popolo elesse, e fu sì cara
la libertà, fior de l’idea civile
e del martirio, che gli eventi schiara.75

Così a lo sprezzo d’ogni via servile
crebbe armato da lei quel santo petto,
ch’era sì altero e fuor parea sì umile!78

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Or lo spirito, che divien perfetto
di luce in luce, glorioso e franco
giunge al riposo, ch’è quaggiù interdetto.81

O non mai sfiduciato e non mai stanco,
pur quando a gli altri largheggiar vedevi
le ricompense che a te venner manco;84

tu, che pago eri in cor, tu che sapevi
per quali lotte da’ peggior tiranni
a vera libertà l’uomo si elevi;87

se ti ricordi de’ passati affanni,
di quest’ombre ove soffresi e delira
dietro un vanir perpetuo d’inganni;90

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a noi qualche benigno alito spira
di quella pace cui s’appunta in vano
fuor del regno di Dio la nostra mira.93

Noi, fin che a vespro su le alture e ’l piano
tutta fiammando la serena chiostra
s’immergerà ne’ cieli ’l sol lontano,96

di te pensando, mentre il cor si prostra,
e di quel fine che immortale adempi,
riscossa sentirem l’anima nostra99

sorgere al cenno de’ tuoi vivi esempi.