Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Parte II - Capitolo V | Parte II - Capitolo VII | ► |
CAPITOLO VI.
Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspettava.
Il nostro filosofo in mezzo al suo serraglio ripartiva i suoi favori con uguaglianza; ma non durò troppo, perch’ei sentì immediatamente de’ mali di reni violenti, delle coliche ardenti, e diventava uno scheletro, divenendo felice. Allora osservò calmamente nelle donne de’ difetti che gli erano sfuggiti ne’ primi trasporti della sua passione; non vide in loro che un vergognoso passatempo; ebbe rammarico di aver camminato nel sentiero del più saggio degli uomini, et invenit amariorem morte mulierem.
Con questi sentimenti cristiani Candido passava la sua oziosa tranquillità, passeggiando per le strade di Sus. Ecco che un cavaliere superbamente vestito gli salta al collo chiamandolo per nome. — Sarebbe possibile! grida Candido. Signore, sareste voi... No, non è possibile; ma pure, v’assomigliate tanto... signor abate perigordino. — Son io, risponde l’abate di Perigord.
Candido allora fa tre passi indietro, e dice in tono commovente — Come siete felice, signor abate? — Bella domanda, risponde il perigordino: la piccola soperchieria che io vi feci non ha poco contribuito a mettermi in credito. La politica m’ha tenuto impiegato per qualche tempo, ed essendomi disgustato con essa, ho lasciato l’abito ecclesiastico che non m’era più buono a niente. Son passato in Inghilterra, dove le genti del mio mestiere son meglio pagate. Ho detto tutto ciò che io non sapevo del forte e del debole del paese che avevo abbandonato. Ho assicurato, soprattutto, che il francese è la feccia de’ popoli, e che il buon senso non risiede che a Londra; finalmente ho fatto un’illustre fortuna, e vengo a concludere un trattato alla corte di Persia, consistente in fare sterminare tutti gli europei, che vengono a cercare il cotone e la seta negli stati del sofì, con pregiudizio degli Inglesi. — L’oggetto della vostra commissione è lodabilissimo, dice il nostro filosofo, ma signor abate, voi siete un furfante; io non stimo punto i furfanti ed ho qualche credito alla corte: tremate, chè la vostra fortuna è giunta al suo termine: troverete la sorte che meritate. — Illustrissimo signor Candido, grida l’abate perigordino, gettandosegli ai piedi, abbiate pietà di me; io mi sono spinto al male con una forza irresistibile, come voi vi sentite portato alla virtù; presi quell’inclinazione fatale dall’istante che feci conoscenza col signor Valsp, e che lavorai ai foglietti. — Cosa sono questi foglietti?1 dicea Candido. — Sono, risponde il Perigordino, certi quinterni di settantadue pagine di stampa, ne’ quali si diverte il pubblico sul tuono della calunnia, della satira e della materialità. Un galantuomo che sa leggere e scrivere, non avendo potuto esser gesuita, come ha cercato per lungo tempo, si è messo a comporre quella bella operetta, per aver di che comperare de’ merletti a sua moglie, e allevare i suoi figli nel timor di Dio; e alcuni galantuomini per alcuni soldi, e alcuni boccali di vino di Brie, ajutano quel galantuomo a sostenere la sua impresa. Questo signor Valsp è di una combriccola deliziosissima, dove si divertono a far rinnegare Dio alla gente, quando ha alzato un po’ il gomito, ovvero andare a mangiare alle spalle d’un povero diavolo, a fracassargli tutt’i mobili e a sfidarlo a duello da solo a solo; gentilezze che questi signori chiamano mistificazioni, e che meritano l’attenzione della politica. Finalmente, questo gran galantuomo del signor Vasp, che dice di non essere stato in galera, è immerso in un letargo che lo rende insensibile alle verità più austere; né si può distrarnelo che con certi mezzi violenti, ch’ei sopporta con una rassegnazione e un coraggio superiore ad ogni lode. Io ho lavorato qualche tempo sotto questa celebre penna, e a poco a poco sono divenuto una penna celebre anch’io. Avevo appena abbandonato il signor Valsp, per industriarmi da me solo, quando ebbi l’onore di farvi una visita a Parigi. — Voi siete un bel birbante, signor abate, ma la vostra sincerità mi commuove. Andate alla corte, e cercate del reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk; io gli scriverò in vostro favore, a condizione però che mi promettiate di diventare galantuomo, e di non fare strangolare migliaja d’uomini per un po’ di seta e di cotone.
Il Perigordino promise tutto quel che volle Candido, ed ambedue si separarono da buoni amici.
Note
- ↑ Sono una trentina o una quarantina di giornali che si stampano a Parigi. Non son conosciuti che in Francia, dove hanno un gran corso fra il popolo d’ogni condizione. Voltaire fa la più acerba satira de’ suoi nemici letterari, senza pensare che egli scrisse di quei foglietti in propria lode, contro gli avversari con non minore acredine.