Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XXII

XXII. Amor, che con sua forza e virtù regna

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XXII.


Amor, che con sua forza e virtù regna,
     Nel summo cielo ardendo sempre vive
     E l’anima gentil di lui fa degna;
Regge mia vita e quel che la man scrive,
     Dimostra el cuor divoto a sua deitate5
     E del suo regno el fa ministro e cive.

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Amor vol fede e con lui son legate
     Speranza con timor e gelosia
     E sempre con leanza humanitate.
Onde sovente per Rachele a Lia110
     Fa star suggetta l’anima servendo
     Con dolce voglia e con la mente pia.
Così si pasce, di sua fiamma ardendo,
     Il cuor che honestamente Amor nutrica,
     Con sua vagheza nei suspir languendo.15
Supporta angoscia in pace e gran fatica
     Per conservar de la sua cara amata
     El degno honor e la sua fiamma antica.
Amor è come gemma in or legata,
     Che mai non perde sua gentil natura,20
     Ma più lucente è sempre e più pregiata.
Non è, come altrui pinge sua figura2,
     Crudele iniusto pharetrato e nudo,
     Né à de’ suoi suggetti poca cura;
Anzi è di vera pace eterno scudo,25
     Vestito di virtute e gentileza,
     Ma contr’a ogni lascivo alpestro e crudo;
Né senza il suo bel lume alcuna alteza
     In ciel fia degna o nel terrestre mondo,
     Né val di donna, senza lui, baldeza.30

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Amor fa con audacia l’huom facondo
     Cortese humano e di costumi ornato,
     E ’l cuor dov’el si posa fa iocondo.
Premio non cerca, regni o alto stato,
     Ma sol bontate et un disio amoroso,35
     Con pura fede, l’uno e l’altro amato.
Honesta leggiadria, un cuor vezoso,
     Un parlar dolce, un animo sincero,
     Un vago remirar tutto piatoso
Son le catene ond’el si fa maniero3;40
     Nel foco ardente e’ con dolceza abrusa
     Temprando sue saette e l’arco fiero.
Di lui presumo in questa mia confusa
     E bassa rima le sue laude alzare,
     Se ’l suo favor a la mia debil musa45
Porgendo mi farà di lui cantare.


Note

  1. Son i soliti simboli della vita contemplativa e della vita attiva.
  2. Per esempio, Pieraccio Tedaldi in un noto sonetto, cui forse appunto pensava il nostro poeta: ‘Amore è giovanetto, e figurato Ignudo e orbo co’ feroci artigli,... E con turcasso pien di dardi allato’ (ediz. Morpurgo, XXIV). Ma per gli attributi materiali, specialmente, si potrebbero trovare nei rimatori del Trecento riscontri innumerevoli, a cominciare da messer Francesco da Barberino.
  3. «Addomesticato, docile.»