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Rime | 65 |
Che ’l cor sì dolcemente m’innamora,
Allumandomi sì, ch’io son più ch’io.
XXI.
Biasiman1 molti spiacevoli Amore
E dicon lui accidente noioso,
Pien di spavento, cupido e ritroso,
E di sospir cortese donatore.
Né vede di costoro il cieco errore5
Come proceda il suo valor nascoso,
Nell’uom prudente giusto e animoso,
A per bene operar volere honore.
Come costui nell’anima gentile
Pronto si pon per valoroso obietto,10
Così la rende cortese et umile.
Ornarsi di costumi è ’l suo diletto;
Fugge come nimico ogn’atto vile:
Chi dunque de’ cessar starli subietto?
XXII.
Amor, che con sua forza e virtù regna,
Nel summo cielo ardendo sempre vive
E l’anima gentil di lui fa degna;
Regge mia vita e quel che la man scrive,
Dimostra el cuor divoto a sua deitate5
E del suo regno el fa ministro e cive.
- ↑ Tutto il sonetto è uno sviluppo logico dei terzetti del precedente.
5. — Classici italiani, N. 1. |