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Rime 171

     Che1 petto alcun come foco accendesse?
     Chi crederia che la fiamma facesse5
     Tremar alcun, quantunque pauroso2?
     Chi crederla che ’l freddo aspro e noioso
     A furia alcun per sua forza movesse?
Crederoll’io, che dentro al petto mio,
     Quando sdegnosa3 questa fiamma fassi,10
     Sento l’alma tremar e farsi fredda;
     E sì m’affuoca quando vuole, ch’io
     Temo di cener farmi, et ella stassi
     Com’ ghiaccio all’ombra4 o neve in parte stretta5.


Se quelle treccie d’or, che m’ànno il core
     Legato e stretto all’amoroso nodo6,
     E le quale [ognor] più onoro e lodo,
     Sì come vole e mi comanda Amore,
     D’argento alquanto prendesson colore7,5
     Forse ch’anchor piatà troveria modo
     Di fare il petto adamantino e sodo,
     Trattabil, d’esta donna, in mio favore8.
     Fonte/commento: editio maiorMa mal mi par di ciò9 esser in via,


  1. «Tanto che.»
  2. Per quanto alcuno sia facile a tremare per paura, non può essere che strano vederlo tremare per una fiamma.
  3. È il solito sdegno della Fiammetta (cfr. p. 81, n. 2).
  4. La medesima similitudine ricorre qui oltre, son. I’ ò già mille penne (p. 174), v. 11.
  5. E dove, perciò, si conserva più a lungo il freddo.
  6. Come nel son. II, 4-5, la donna à intessuto lacci dei suoi biondi capelli.
  7. L’identica speranza, se pur con diverso scopo, è espressa nei sonetti XLIII e XLIV.
  8. «Di far trattabile, in favor mio, il petto adamantino e duro di questa donna.»
  9. «Di ottener ciò.»