Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Giacomo Balestra

Giacomo Balestra

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Giacomo Astengo Pietro Bompiani

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BALESTRA AVVOCATO GIACOMO


Consigliere Municipale





DD
innanzi alla Nazione noi assumemmo il compito di scolpire, sulla tavola dell’istoria, con la penna del biografo, i nomi di quegli uomini, che dopo il 20 Settembre 1870, l’uffizio sostennero di Consiglieri sopra gli onorati scanni sedendo de’ padri nostri nell’aula del Campidoglio.

E con ciò non la vita di cittadini defunti, ma di quelli viventi prendemmo a scrivere, chè crediamo essere utilissima cosa lodare durante la vita piuttostochè dopo la morte, e tanto più quando trattasi di far conoscere uomini, da cui molto la patria aspetta, e che con la potenza dell’ingegno e con le belle doti del cuore possono alla di lei felicità efficacemente concorrere.

Per verità è doloroso veder sovente tributarsi l’onore della parola quando scendono nel sepolcro cittadini di forte intelletto e di grandi virtù, che avrian potuto arrecar giovamento alla patria, ma noi poterono perchè o travagliati dalla fortuna nemica, o calpestati dalla ignavia dorata e dalla ignoranza illustre, o dallo scuoramento abbattuti, o dalle umane ingratitudini dimenticati, onde pietosamente la morte li conduce alla eterna dimora, innanzi che giunga a sera la di loro giornata. E tosto sulla fredda lapide si spargono i postumi fiori ed il nome dell’estinto è ripetuto come gloria nazionale, e si erigono monumenti, e non si ascolta una voce, che grida dalla tomba „Voi mi uccideste„ grido che uccider dovria di rimordimento talune anime prave, che pur troppo anche oggi all’ingegno e alla virtù fanno guerra e la luce temono della istruzione, perocchè, lo spirito dei gufi possedendo, brilla la di loro esistenza in mezzo al tenebrore, nel quale vorrian ravvolte anche le menti del popolo; ma un immenso esercito è il popolo, dice il Guerrazzi, ove le fila non si stringono mai, perchè un soldato nuovo esce dalla terra a prendere il luogo del caduto, esercito paziente, esercito pertinace e indomato, cui la disfatta non isgomenta, la fatica non ispossa, il secolo non logora, la morte non menoma; — esercito sempre [p. 34 modifica]giovane, sempre fidente, che Dio creò solo capace a combattere le battaglie della umanità, e quella quando che sia a vincere.„

La penna adunque noi stringiamo nella mano per scrivere la vita di cittadini viventi, affinchè la causa della patria e del popolo vieppiù sempre meglio sostengano, e la di loro potente opera a stabilire la felicità della Nazione diriggano.

E dopo ciò entriamo a distendere la biografia dell’Avvocato Giacomo Balestra.

Diremo dapprima come Carlo suo padre nato nella villa di Valorio, terra di Piemonte in sul confine della Liguria, non appena quindicenne di quivi si partisse con umile patrimonio paterno e a Roma portasse la sua dimora, vago di aprirsi nelle risorse commerciali della Capitale una fortuna migliore. — E difatti intelligente, operosissimo ed onesto uomo, come egli fu, seppe, col distringersi nelle economie e nelle privazioni, i pochi suoi beni far prosperare per modo, che nel giro di molti anni divenne un agiato e ricco proprietario. — Tolta moglie fu consolato di prole numerosa, perocchè s’ebbe quattro figliuoli Francesco, Pietro, Giacomo e Giuseppe. Padre affettuosissimo nulla risparmiò per l’educazione dei figli, e la gioia più bella della sua vita fu quella di vederli crescere nell’amore degli studî, e le loro menti svolgersi nel campo della istruzione.

Giacomo non aveva ancora l’età di 17 anni quando compiva il corso degli studî letterari nel Collegio Nazzareno, ed ammesso nell’Università Romana, si applicò quindi alle scienze legali, nelle quali dipoi si laureava. — Egli studente non solo si distinse per la svegliatezza dell’ingegno, ma sì pure per i patriottici sentimenti, che sebben giovanissimo tutto gli infiammavano il cuore, e mal potè raffrenare quanto gli tumultuava nell’anima, perocchè sin d’allora egli conosceva non essere la missione di un papa quella di occuparsi dei beni temporali, e la tiara del Vicario di Dio confondere con la corona di Re, onde nel 1859 quando era già suonata l’ora delle battaglie per la liberazione d’Italia, fu desso tra quegli studenti, che per le scuole universitarie fecero diramare una circolare contro un clericale indirizzo di sudditanza al Papa Re. — Caldamente favoreggiò tutte le liberali dimostrazioni, e la storia gli svelò sempre meglio la verità, di quanto disse il grande cittadino Livornese, che cioè, dapertutto sorsero sempre tiranni, e da per tutto generosi che convertirono le catene in brandi e in pugnali, da pertutto il prete tenne ferma la vittima perchè la sgozzasse il tiranno, e il tiranno agguantò la vittima, affinchè la scannasse il prete.

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Si diè infrattanto il Balestra anche alla pratica forense presso l’illustre giureconsulto Avvocato Augusto Cataldi, e nel medesimo tempo il fervidissimo ingegno esercitò scrivendo corrispondenze in più giornali d’Italia, e dandosi quindi alla collaborazione di un giornale intitolato — Il Tevere — che clandestinamente si pubblicava in Roma, banditore dei più santi principî di libertà, indipendenza e unità della patria.

Però là dove la sua mente sfolgoreggiò di maraviglioso splendore, fu quando conseguito il titolo di Avvocato si slanciò, tuttochè giovanissimo degli anni, nell’agone del foro, e con inusitato ardimento assunse il patrocinio di cause di supremo interesse, sfidando il valore di avvocati provetti, chiarissimi per celebrità di nome ed onoranze della Curia di Roma. — E fu qui che si rivelò la intelligenza altissima del Balestra, e il criterio legale, e la facile intuizione, e la robustezza dell’argomentare, e la bella ed insinuante parola, e la vigoria dello stile, e la profondità degli studî e il saettare delle ragioni, onde ne seguì che la carriera d’avvocato esordisse con i più splendidi ed inaspettati trionfi, e s’ebbe gli applausi meritati, e la stima si guadagnò e l’affetto dei suoi colleghi. Se non che come al sole s’oppongon le tenebre, così alla virtù illustre son nemiche le nere anime ròse dalla invidia e dalla malignità, epperò qualche invido e qualche maligno tentò mordere con dente velenoso il Balestra per le onorate vittorie da lui riportate, ma la forza venne manco ed il morso andò a vuoto, e dovettero piuttosto quegli stessi nemici inchinarsi al merito.

Avendo il Balestra predilezione grandissima per lo studio di Economia Politica, a questa si applicò di tutta lena, ed anco in questa scienza ha la sua mente d’infinite cognizioni approfondito.

In mezzo agli studi, in mezzo alle cure d’avvocato non dimenticò egli un momento la patria, che anzi fece parte di molti comitati liberali e dopo il 1867 appartenne anche alla Commissione, che avea per iscopo di apprestare soccorsi ai carcerati politici.

Il sommo italiano disse — Non vi è che una Italia, e Roma è la sua Metropoli, — ed il Balestra vide il 20 Settembre 1870 come la realtà che succede ad un sogno lunghissimo ed il suo cuore di cittadino romano fu pieno di voluttà immensamente felice — Roma era rivendicata all’Italia.

Circondato di stima e di affetto fu dai propri concittadini di subito portato in più liste elettorali, e nella ultima elezione uscì dalle urne Consigliere Comunale.

La fermezza ed integrità di carattere, la intelligenza elettissima, le immense cognizioni, l’onestà delicata, lo fanno uno degli uomini più valenti nel [p. 36 modifica]trattamento degli affari comunali, il perchè fu prescelto nella qualità di Delegato del Comune di Roma nella Commissione Municipale per la revisione dei reclami sull’imposta di ricchezza mobile e dei fabbricati, e di poi incaricato dal Governo a reggerne la Presidenza. Non risparmiò tempo e sollecitudini, fatiche e amore nel soddisfare al delicato ed arduo compito, ed in ciò si fecero sempre meglio palesi i meriti del Balestra, chè gl’interessi dei cittadini seppe con giustizia sostenere. — Nè taceremo come in ciò si debba pure la lode agli altri membri della Commissione, che energia e indipendenza dispiegando, concorsero con assennate deliberazioni a moderare la odiosa fiscalità, che di sovente l’Agenzia delle Imposte usava nelle esazioni.

La Camera Commerciale di Roma conoscendo le distinte virtù del Balestra lo nominava giudice del tribunale di Commercio, in cui puranco tanta estimazione seppe riscuotere, che era egli sovente incaricato a sostenere le veci del Presidente.

Di presente riveste anche la qualità di Capitano Relatore del 3.° Battaglione, 4.ª Legione della Guardia Nazionale.

Per la felicità della Nazione e del Comune occorrono uomini non sottomessi all’impero di vecchie abitudini e di antichi sistemi, vergini d’anima e d’interessi, potenti d’ira e d’amore, uomini che alla virtù dell’ingegno congiungano le doti dell’animo, e che il benessere del popolo abbiano a cuore e con tutta lor possa il difendano.

Ed il Balestra è del bel numer uno.

E quì ci corre debito accennare come anche gli altri fratelli di lui vadan distinti per tutte le più belle virtù, e come il Dottore Pietro Balestra degnamente sostenga la carica di Consigliere Provinciale.

Prima di chiudere queste brevi pagine diremo ancora essere Giacomo Balestra non solo pregiato per le sue virtù, di che discorremmo, ma anche per la squisita gentilezza, e per quella distinta cortesia che ti affeziona il cuore.

A Voi, uomini nati in Italia, Dio assegnava quasi predileggendovi, la patria meglio definita d’Europa, — così esclamava il Grande Cittadino di Genova nell’incitare gl’italiani ad operare per la salute e felicità del Paese, ed il Balestra è di quegli uomini che sentono altamente questa verità, e alla grandezza della Nazione e alla fortuna del popolo egli di certo sarà per concorrere più sempre con tutte le sue forze.