Ben Hur/Libro Quinto/Capitolo XV

Capitolo XV

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CAPITOLO XV.


Ben Hur ed Ilderim dovevano, come d’accordo, partire a mezzanotte dello stesso giorno, e seguire la strada battuta dalla carovana, che li aveva preceduti di trenta ore.

Lo sceicco era felice; aveva offerto doni principeschi, ma Ben Hur rifiutò ogni cosa, insistendo che gli bastava l’umiliazione inflitta al nemico.

La disputa generosa continuò a lungo.

— «Pensa» — diceva lo sceicco — «a quanto tu hai fatto per me. In ogni tenda nera, dall’Akaba all’Oceano, e attraverso le terre dell’Eufrate fino al mare degli Sciti, volerà la fama della mia Mira e dei suoi figli; e quelli che canteranno di loro, mi esalteranno, e dimenticheranno ch’io sono sul declinar dell’età. Tutte le nomadi lande del deserto verranno a me, e mi riconosceranno sceicco. [p. 343 modifica]Tu non sai che cosa significhi il dominio che ora terrò sul deserto. Principi e commercianti mi pagheranno innumerevoli tributi. Sì, per la spada di Salomone, Cesare stesso dovrà piegarsi innanzi a me! E tu non vuoi nulla — nulla?» —

E Ben Hur rispondeva:

— «No, sceicco; non sono io forse amato da te e non ho il tuo aiuto? L’incremento della tua potenza potrà servire al Re che verrà. Chi può dire che non ti fu concessa a questo scopo? Nell’opera ch’io intraprendo avrò bisogno di te. Rifiutando oggi, potrò chiedere più apertamente in seguito.» —

Mentre essi disputavano con tanta vivacità arrivarono due messaggeri — Malluch ed uno sconosciuto. Il primo ebbe naturalmente la precedenza. Dopo aver nuovamente espresso la sua gioia per gli eventi della giornata, venne allo scopo della sua visita.

— «Simonide mi manda a dirvi, che, terminati i giuochi, alcuni Romani si affrettarono a reclamare contro il pagamento del premio.» —

Ilderim balzò in piedi, gridando colla sua voce più acuta.

— «Per la potenza di Dio, l’Oriente deciderà se la corsa fu lealmente guadagnata!» —

— «No, buon sceicco,» — disse Malluch — «Il direttore ha pagato.» —

— «Sta bene.» —

— «Quando dissero che Ben Hur urtò la ruota di Messala, il direttore rise e rammentò loro la sferzata ricevuta dagli Arabi in principio della corsa.» —

— «E l’Ateniese?» —

— «E’ morto.» —

— «Morto!» — esclamò Ben Hur.

— «Morto!» — ripetè Ilderim. — «Solo quei mostri Romani hanno tutte le fortune. Messala scampò.» —

— «Scampò, — sì, o sceicco, con la vita; ma essa gli sarà di peso. I medici dicono che vivrà, ma che non potrà mai più camminare.» —

Ben Hur alzò gli occhi al cielo, in silenzio. Ebbe la visione di Messala, inchiodato alla sua sedia come Simonide, e come lui portato in giro sopra le spalle degli schiavi. L’infermità dei buoni è facile a sopportarsi; ma che sarebbe di costui col suo orgoglio e la sua ambizione?

— «Simonide vi fa sapere inoltre» — continuò [p. 344 modifica]Malluch — «che Samballat ha dei fastidii. Druso e quelli che hanno firmato con lui, hanno appellato al console Massenzio circa il pagamento dei cinque talenti perduti, e il Console ha rimandata la decisione a Cesare. Anche Messala si rifiuta di pagare, e Samballat, seguendo l’esempio di Druso, ha portato l’affare davanti al console. I migliori Romani dicono che coloro che protestano dovranno pagare, e tutti i partiti avversari! si schierano con loro. In città non si parla che dello scandalo.» —

— «E che dice Simonide?» — chiese Ben Hur.

— «Il padrone ride, ed è contento. Se il Romano paga, è rovinato; se si rifiuta, è disonorato. La politica imperiale deciderà. Offendere l’Oriente sarebbe un brutto principio nella campagna coi Parti; offendere lo sceicco Ilderim, significherebbe inimicarsi il Deserto, attraverso il quale corrono tutte le linee di operazione di Massenzio. Quindi Simonide vi esorta a star di buon animo: Messala pagherà.» —

Il volto di Ilderim si rasserenò subito.

— «Ed ora andiamo» — egli esclamò, stropicciandosi le mani. Simonide ha in mano la cosa, ed essa non può andar male. Intanto la gloria è nostra. Ordinerò che siano approntati i cavalli.» —

— «Fermati,» — disse Malluch. — «Ho lasciato là fuori un messaggero. Vuoi vederlo?» —

— «Per lo splendore di Dio! l’avevo dimenticato!» —

Malluch si ritirò, lasciando il passo ad un giovinetto di delicata apparenza, e modi cortesi, il quale, piegatosi sopra un ginocchio fece la sua ambasciata.

— «Iras, figlia di Balthasar, manda allo sceicco Ilderim saluti e felicitazioni per la vittoria ottenuta.» —

— «La figlia del mio amico è assai gentile:» — disse Ilderim con gli occhi scintillanti. — «Portale questo gioiello in segno della mia riconoscenza.» —

Così dicendo si tolse un anello dal dito.

— «Farò come tu dici, o sceicco» — continuò il paggio — «La figlia dell’Egiziano mi ha dato anche un’altra commissione. Essa prega il buon sceicco Ilderim, di far noto al giovine Ben Hur, che suo padre dimora attualmente nel palazzo di Idernee, dove essa riceverà il giovine, domani, dopo l’ora quarta. E se, con le sue congratulazioni, lo sceicco Ilderim vorrà accettare anche la sua gratitudine per questo secondo favore, essa sarà felicissima.» —

[p. 345 modifica]Lo sceicco guardò Ben Hur, che arrossì di gioia.

— «Che devo rispondere?» — chiese.

— «Se permetti, o sceicco, andrò a trovare la bella Egiziana.» —

Ilderim rise e disse: — «La gioventù non viene che una volta sola; non deve l’uomo approffittarne?» —

Ben Hur si volse al messaggero.

— «Dirai a colei che ti inviò, che io. Ben Hur, sarò felice di vederla domani al pomeriggio, nel palazzo di Idernee, dovunque esso si trovi.» —

Il giovinetto si alzò e, con un profondo inchino, partì.

A mezzanotte Ilderim si mise in cammino, lasciando indietro un cavallo e una guida per Ben Hur che doveva seguirlo.

E Ben Hur rimase solo in Antiochia.