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VII.

La mattina dopo Andrea prese due biglietti di visita e li mandò alla contessa di Castelguelfo.

— In tal modo me ne sono liberato — mormorò a bassa voce — e non avrò altre seccature!

Continuò la vita di prima, tranquilla e studiosa. Solamente adesso egli sentiva maggiore il desiderio e il bisogno di frequenti e lunghe passeggiate all’aperto, dalle quali ritornava a casa stanco, spossato, colla testa intronata dal sole primaverile. Di sua cugina non ne volea più sapere; ma ci pensava sempre, se non altro per ripetere a sè stesso che non sarebbe mai [p. 85 modifica]andato a farle visita. — Oibò, oibò; non ho tempo da perdere!

Pure, dopo alcuni giorni, si maravigliò che Marco Baldi non venisse a trovarlo, e ogni volta che Andrea passava dinanzi allo stanzino del portiere, gittava un’occhiata sul tavolo per vedere se ci fosse un biglietto di visita.

— Cheh!... ha ben altro per il capo la matterella! Del rimanente, anche se il Baldi si incomodasse a venire, io cercherei sempre una scusa per non riceverlo. Non voglio cominciare adesso a buttarmi nel mondo: io vivo delle mie memorie e per il mio lavoro... E poi ci va troppa gente in quella casa, e tutte persone antipatiche!

Ma il Baldi non si facea vivo; e ogni giorno cresceva il dispetto del Santasillia contro quella stordita che rideva sempre, e che dovea essere leggiera e superficiale.

— Sicuro: se fosse stata seria, se fosse stata proprio una donnina d’ingegno, non si sarebbe tenuta in giro tutti quei cretini!

E Marco Baldi continuava a non lasciarsi vedere. [p. 86 modifica]

— Infine — concluse Andrea — a me fa proprio un favore a non mandarmi il suo messaggero ritinto; tuttavia posso dire che questa dimenticanza non è certo cortese... Ma già... le donne che ridono sempre, devono valer poco!

E con tali pensieri passò un’altra settimana, poi un bel giorno, mentre era nello studio a scrivere, gli fu annunciata la visita di Marco Baldi.

Andrea si alzò vivamente, interrompendo il lavoro, e diè ordine al cameriere di condurre il Baldi nel salotto.

— Ditegli di accomodarsi: vengo subito.

Andrea fu molto cortese coll’inviato della Castelguelfo; gli mostrò il piccolo museo di rarità africane, ch’egli stesso aveva raccolte, e poi, finita la visita, uscirono insieme.

Per voler essere giusto, adesso il Santasillia dovea modificare il primo giudizio: la contessa di Castelguelfo si era diportata in un modo assai gentile. Era lui invece, proprio lui, che avea commesso una sconvenienza molto grave, non lasciandosi più vedere dopo quel giorno della [p. 87 modifica]fiera! Ma ormai non c’era verso; una visita gliela doveva. In fine, era sempre sua cugina; e perchè egli non andava più dalla Giustiniani, non era una buona ragione per trascurare e mettersi in urto con tutta la parentela.

Ma, anche questa volta, Andrea si era ingannato nel giudicare la Castelguelfo: in sulle prime essa non ci pensava punto di mandare il Baldi a cercarlo, come gli aveva promesso. Dopo il loro incontro alla fiera di beneficenza, il ritroso cugino non istimolava più tanto la sua maraviglia.

La Baby, avea subito capito che, s’ella avesse voluto, anche Andrea, sebbene chiudesse un dramma nel cuore, avrebbe finito, presto o tardi coll’innamorarsi di lei, come facevano tutti gli altri, e ciò bastava al suo amor proprio. E, forse, sentiva pure che quell’uomo dal viso pallido e dallo spirito ascetico, sarebbe stato a lungo andare, ancora più pesante di Titta Damonte, e però, quasi quasi, per non averci impicci, preferiva meglio tenerselo lontano. D’altra parte la [p. 88 modifica]marchesa d’Arcole, la generalessa Brocca di Broglio e madama Kraupen, sempre infervorate col Santasillia, insistevano troppo perchè se lo facesse venire in casa, e la Baby, anche per questa ragione, non aveva punto fretta... — C’era sempre tempo, quando avesse voluto!... — Il Damonte e Scipio Spinola erano gelosi ugualmente di Andrea, e bastava che ella lo ricordasse qualche volta perchè Titta mettesse il broncio e l’altro diventasse rosso rosso e dicesse subito una scioccheria. Insomma non c’era punto bisogno, per divertirsi, che lo mandasse a chiamare. Essa poi lo aveva invitato una volta per tutte. Bella pretesa che aveva quel grande uomo, quell’uomo fatale, di essere anche supplicato!

Ma poi venne il giorno, in cui tutto quel suo piccolo mondo s’era messo il cuore in pace. — Il Santasillia — dicevano — non avrebbe mai dimenticata la Parabiano... Nemmeno la contessina Baby non gli aveva fatto impressione! — E tutti, e più di tutti le «dame della consulta» ripetevano spesso questa affermazione dinanzi [p. 89 modifica]alla Castelguelfo, e coll’aria, certe volte, di volerla quasi compiangere, come un fiasco patito; e ciò mentre il Damonte non aveva più tosse; e Scipio Spinola cessava di arrossire.

La Baby lasciò correre quelle dicerie per un pezzo; ma un giorno ne fu seccata; sfavillò negli occhi all’improvviso, poi sorrise tranquillamente e mandò Marco Baldi a portare i suoi saluti al Santasillia.