Azioni egregie operate in guerra/1640

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1640.

N
On era per anco sparito affatto l’inverno, quando l’Arciduca Leopoldo, assistito dal Piccolomini venuto di Fiandra, uscì in Campagna coll’esercito Cesareo, ben provveduto, e fece alcuni progressi nella Boemia coll’obbligare gli Svezzesi, a ritirarsi nella Misnia, e nella Turingia. Ma continuando rigida la stagione con mancanza di foraggi, e colle vie impraticabili, prese partito di rimettere ne’ quartieri le soldatesche sino a stagione più congrua. Comparsa la primavera, l’Arciduca acquistò varie piazze, e sarebbe proceduto anche più oltre; se il Cielo resosi sommamente piovoso, col disfare le strade, non avesse impedita la condotta delle artiglierie. Rasserenato il tempo, tenne dietro agli Svezzesi con il Piccolomini alla testa, il quale camminan [p. 83 modifica]do1 in diligenza affrettata sorprese varie partite di Fanteria nemica, e tagliandole a pezzi coll’impeto della Cavalleria, obbligò il Banner a lunga, e confusa ritirata, seguita colla perdita di varie Città.

Il Banner si ricoverò in Erfurt, assai stanco dalle fatiche sofferte nel recedere frettolosamente. Si rivolse alla Langravia d’Assia reggitrice di quegli Stati, come anco al Duca di Luneburg, e a’ Francesi sotto il Duca di Longavilla, implorando la loro unione per tenersi a fronte de’ Cesarei. Si congiunsero i Francesi, i Svezzesi, gli Assiani, e i Luneburghesi, accelerando i passi, e componendo con i Svezzesi un’armata superiore, e tutti determinarono di venire a battaglia. Si approssimarono agl’Imperiali, trincerati a Salsfeld sull’estremo della Franconia. Questi rifiutarono il conflitto, sin a tanto che non fossero accresciuti dalle genti di Baviera, e dell’Asfeld, che vennero chiamati con premura. D. Annibale Gonzaga, e il Generale Mercì furono de’ primi a giungere solleciti in di lui rinforzo. Il Banner desideroso di ricuperare con una vittoria il credito dell’antica riputazione, diminuita dal tanto receder addietro, determinò col Longavilla di passare il fiume Sala, e obbligare alla pugna gli Austriaci. Con trombe, e con tamburi gli andò sfidando. Piantò in luoghi elevati alcune batterie per farli sloggiare col furore di palle incessanti. Il Piccolomini ne approntò altre, che rispondevano con eguale fracasso. Egli con molta prudenza2, e saggia avvedutezza aveva preoccupato un sito comodo, dove riceveva i viveri col benefizio d’un bosco, in cui tagliati gli alberi, si era aperta una strada. Difficultava ancora colle partite della Cavalleria Unghera i foraggi a’ nemici. Con altra industria rendeva loro malagevole l’abbeverare i Cavalli; onde ebbe a dire, che se il Banner gli levava il mangiare3, Esso avrebbe sottratto a lui il bere; con che sarebbesi veduto, chi l’avesse più durata; e però difendendo le rive del fiume, obbligò gli Svezzesi a cercare altrove la sussistenza, ed il ristoro. Il Piccolomini, lasciata partire la vanguardia, e la battaglia, attaccò la retroguardia, e ne rovinò forse da seicento. Si divise poi quell’Esercito: l’uno di dodici mila Fanti, e sei mila Cavalli sotto il Banner, e Duca di Luneburg; l’altro di dieci mila sotto il Duca di Longavilla. L’Arciduca anch’esso levò il Campo, e s’incamminò a ristabilirsi meglio nella Franconia, e a danneggiar l’Hassia.

In quest’anno si campeggiò più per riputazione, che per altro. I Francesi instavano tutto giorno al Banner, che si combattesse; giacché essi erano superiori. Se vincevano, l’Imperatore era ridotto a tale decadenza, che non aveva più con che rimettere in piedi altro Esercito. Che se essi perdevano, la Francia aveva denaro, e gente, pronta da [p. 84 modifica]farne comparire anche due. Ma il Banner apprendeva il valore de’ Capi, e delle Milizie veterane Cesaree; perciò andava procrastinando; e adduceva oggi una ragione, dimani un’altra, che ostavano.

  1. Bisaccioni, Guerre di Germania, pag. 442.
  2. Lo stesso: pag. 443.
  3. Gualdo: Vite, ed azioni di Personaggi. V. Piccolomini.