Azioni egregie operate in guerra/1620
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1620.
Anche i Ribelli condotti dal Conte della Torre, da Cristiano Principe d’Analt, e da altri Comandanti, eransi assemblati in potente armata, aveano occupato il sito più alto, predominante, ed avvantaggioso del monte Bianco, sù cui per maggior fortezza alzarono prestamente ridotti, e trincee di valida difesa. Avevano alle spalle per loro ricovero in caso di disgrazia la Città medesima. Stante queste difficoltà si consultò tra Generali Cattolici, se si dovevano assalire gli avversarj. Molti opinarono di no per la malagevolezza di salire un gran tratto di monte, esposti a’ colpi dell’artiglieria nemica, prima di venire alle mani. Dipiù convenniva sormontare alcuni forti, e superatili mettere in fuga una grossa Cavalleria avversaria; giacchè appunto Bethlem Gabor aveva in quel tempo trasmessi colà alcuni mila Cavalli Ungheri in rinforzo de’ sollevati. D. Carlo Spinelli persuase la battaglia con molte ragioni, tra quali l’ardore generoso de’ combattenti, che scorgeva, massime ne’ suoi Uffiziali, e nelle proprie milizie, accorse da lontano per l’onore della fede Cattolica, e per ristabilire la Corona di quel Reame sul capo dell’Imperatore. Poco prima esso aveva occupato d’assalto una Chiesa, ridotta in forte a cento passi dal Campo Luterano, cacciandone dugento moschettieri, che impedivano l’attinger acque ad un rivolo di buon’acqua. Continuando i dispareri circa il combattere, il Padre Domenico d’Aragona Carmelitano Scalzo, Religioso in istima di santità, così inspirato da Dio, consigliò l’assalire, promettendo dal Cielo la Vittoria, per cui conseguire precederebbe egli stesso a tutti con un Crocifisso alla mano, e inspirerebbe coraggio, e confidenza nel Dio delle Vittorie. E però a’ nove di Novembre, invocata la protezione di Maria Vergine, dipinta nella Bandiera primaria, si entrò in battaglia. Comandava in capo il Serenissimo di Baviera. Sotto di lui il Conte Giovanni Tilli, il Conte Carlo di Bouguoi, e D. Baldassare di Marradas Capitani accreditati. V’intervenne con un corpo de’ suoi il Duca di Lorena, stato sempre impegnatissimo per gl’interessi di Casa d’Austria. Tutti coll’esortazioni alle milizie, coll’ottimo regolamento delle schiere, coll’assistenza indefessa nella pugna, con pruove di gran valore condussero a buon termine il pericoloso conflitto. Alcuni squadroni di Cavalleria Alemanna furono i primi a cimentarsi, e nel principio pugnarono con gran forza; ma, oltre la malagevolezza dell’ascendere sull’eminenza, avendo incontrato un numero superiore di Cavalli Ungheri, che da posti elevati correva con impeto vementissimo addosso ad essi, e li malmenava coll’armi da punta, e da taglio; perciò impotenti a resistere, cominciavano a piegare, ed a mettersi in fuga. Gli Uffiziali Napolitani prossimi a loro, temendo, che questi, dando addietro, si rovesciassero sopra i proprj battaglioni, e vi cagionassero disordine, e ruina, come suole accadere in casi consimili, esclamarono con voce alta a coloro, che si tenessero alla larga di là dal loro fianco, col favore di cui potrebbono rimettersi con facilità; Altrimenti se si avvicinavano di più, essi avrebbono sparato co’ moschetti verso di loro, e gli avrebbero urtati colle picche. A quella intima i Tedeschi s’allontanarono2. All’ora lo Spinelli, disprezzato qualunque pericolo, s’inoltrò co’ suoi nel terreno, perduto da’ Tedeschi; salì con gran bravura sulle alture. Colle salve foltissime, e frequentissime degli Archibugieri si mescolò, dove più ardeva il conflitto, portando colà il terrore, e la strage. Da questa abbattuti gli Ungheri, che fin all’ora avevano pertinacemente resistito, si disordinarono, piegarono malamente, e poi scamparono altrove. Secondarono gli sforzi degl’Italiani altre Milizie, e specialmente i Valloni sotto D. Guglielmo Verdugo, i quali espugnarono alquanti ridotti: s’impossessarono delle artiglierie avversarie, rivoltandole contro de’ Ribelli, e imprigionarono de’ Capi primarj nemici. In questo mentre la Cavalleria Alemanna si riordinò, e si rimise nella battaglia. Proseguì a combattere, e a tener dietro a’ fuggitivi. Dalla parte del Bavaro fu più facile la Vittoria coll’uccisione di sei mila Luterani, e d’altri mille prigioni. Si conquistò tutto il Cannone, e il bagaglio. Tenue fu la perdita de’ Cattolici. La maggiore però cadde sù i Napolitani; perchè trovarono contrasto più duro, e pugnarono con maggiore costanza. Essi soli guadagnarono diecinove tra bandiere, e stendardi. Congratulazioni, ed applausi ben grandi riportarono lo Spinelli3, e i suoi dalla Generalità, e specialmente dal Duca di Baviera, che con lettera al Re di Spagna commendò assaissimo la loro condotta, ed intrepida fermezza, confessando che da questa nacque il principio di sì nobile, e insigne vittoria. Encomiò distintamente nello Spinelli la di lui grande perizia militare, egual prontezza nel prendere partiti opportuni alle occorrenze, costanza, e fervore nell’eseguire. L’Imperatore informato di quanto era seguito, decorò lo Spinelli col titolo di Marchese del Sacro Romano Imperio: Investì lui, e i suoi discendenti del feudo nobile, e franco d’Orso nuovo, ed Orso vecchio con facoltà di batter moneta. Scrisse dipoi allo stesso Re Cattolico, specificando d’aver molto gradita l’opera forte, e fedele delle truppe Napolitane, ed esaltò in D. Carlo Spinelli l’eroica fortezza, l’esimia prudenza, e l’insigne militare perizia, per le quali si era acquistate egregie lodi in tutto il tempo, che guerreggiò tra i Paesi Austriaci.
Nel giorno seguente l’esercito vittorioso si avvicinò a Praga. I Napolitani, ed i Valloni furono i primi ad accostarvisi, e a tentare l’ingresso in parte d’essa; perlochè atterrito il Palatino, scampò altrove, e lasciò alla Città intera libertà d’arrendersi. Rimessa Praga la Capitale sotto il Dominio di Ferdinando, si divisero le milizie Cattoliche per nuovi acquisti di piazze. Lo Spinelli co’ suoi fu comandato verso la Moravia; dov’entrato, ne cacciò fuori un corpo di gente, sbandata dall’esercito sconfitto. S’impadronì d’Olmutz, e di altre terre forti. Con la destrezza, e prudenza, impedì, che mille presidiarj del Castello di Golstain ammutinatisi, non lo tradissero in mano de’ nemici, ma lo consegnassero alle proprie schiere, ritornando quasi tutti all’ubbidienza di Cesare. Introdusse altre sue milizie nel Ducato di Jeschin.
Note