Autobiografia (Monaldo Leopardi)/Capitolo VIII

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VIII.

Cattivo metodo d’insegnare.

Il nuovo Precettore arrivò in casa alli 24 di novembre del 1784 avendo io finiti gli otto anni; destinando di incominciare le sue lezioni il 1° di Decembre, mi dette fratanto da ricopiare alcuni suoi scritti sulla sfera Armillare e sui moti del sole. Per figurare presso il nuovo maestro, e perchè i giovani sono sempre amici delle novità scrissi in quei giorni assiduamente, e nella prima matina di scuola potei imparare a memoria una gran parte di quelle leggende che avevo ricopiate. Il giorno appresso non potei ritenere altrettanta dose di robba sconosciuta, e volendo pur egli che io ne imparassi assai, piansi dirottamente, e con quel pianto cominciò l’abborrimento della sua scuola che in me si andò sempre aumentando, finchè la abbandonai nella età di diciotto anni. Nè l’abborrivo per questo solo, ma perchè in vece di farmi caminare rapidamente come forse voleva il mio genio, mi teneva incatenato eccessivamente alla materialità delle parole esigendo non solo che ogni giorno dicessi la mia lezione senza sbagliarne una sola sillaba, ma che accadesse lo stesso quando mi faceva riunire le lezioni di più mesi, e non si [p. 9 modifica]andava avanti finchè non si erano recitati libri intieri senza il più piccolo errore. Inoltre quantunque in tutto il corso del giorno fosse umano e piacevole assai con me, e con i miei Fratelli, nelle ore della scuola, ed erano circa sette ogni giorno, assumeva il tuono di una severità intollerabile, e per timore di mancare ai propri doveri, non ci accordava il più piccolo rilascio, e ci rendeva completamente odioso il suo ministero.