Le macche del Sole

../3 ../5 IncludiIntestazione 15 gennaio 2020 75% Da definire

Joseph Norman Lockyer - Astronomia (1904)
Traduzione dall'inglese di Giovanni Celoria (1904)
Le macche del Sole
Capitolo quarto - 3 Capitolo quarto - 5

[p. 176 modifica]

§ IV.

Le macchie del Sole.

192. Sebbene il Sole sia tanto distante da noi, gli sconvolgimenti che hanno luogo alla sua superficie assumono tuttavia proporzioni così gigantesche, che i prodotti loro cioè le macchie e le fecole, mostrano allo spettatore armato di telescopio numerose e curiosissime particolarità. Vi presento nella figura qui vicina una delle più vaste macchie solari, il cui circuito misurava più volle la periferia della Terra (fig. 39).

193. Se si osserva una di queste macchie e si nota con attenzione, a due o tre giorni d’intervallo, il luogo preciso da essa occupato sul disco del Sole, si trova che essa cambia di posizione e che si avvicina progressivamente al lembo occidentale del disco. Continuando queste osservazioni, il moto della macchia verso ponente diventerà sempre più evidente, e da ultimo si vedrà la macchia giungere vicino all’orlo occidentale del Sole e poi scomparire poco a poco.

Tutte le macchie presentano un simile fatto e [p. 177 modifica]tutte, comparendone spesso parecchie in una volta, camminano nella medesima direzione mantenendo le relative loro distanze. Da questo appare che le macchie non sono corpi staccati i quali circolino ud una certa distanza dal Sole, che esse sono attaccate alla superficie di questo, e che la superficie del Sole è quella che si muove trasportando tutte quelle macchie da levante a ponente. Fig. 39.

Se una macchia di forma ben distinta venga oggi osservata nella sua disparizione al lembo occidentale del disco solare, dopo alquanti giorni, 13 circa, la si vedrà riapparire al lembo orientale, riattraversare il disco come dianzi, scomparire una seconda volta alquanti giorni, 27 circa, dopo la prima disparizione. La macchia ha quindi girato dietro il globo solare nell’intervallo di tempo compreso fra la sua scomparsa e la sua riapparizione; tutto il Sole per conseguenza ruota intorno [p. 178 modifica]al suo asse, portando seco in giro tutte le macchie e tutte le facole.

Il Sole, come la Terra, ruota con moto uniforme intorno a sè stesso; la rotazione sua si compie in 25 giorni circa, 25g,38 secondo Carrington; la rotazione sua, per chi lo guarda dalla Terra, si fa da sinistra a destra intorno ad un asse quasi perpendicolare al piano dell’orbita terrestre, inclinato cioè all’ecliltica di un angolo quasi retto ed uguale ancora secondo Carrington a 82° e 45’.

194. Le facole possono prodursi in tutte le regioni della superficie del Sole; solo appaiono più facilmente distinte verso il contorno del disco solare. Non così le macchie; queste non si vedono mai nelle vicinanze dei poli della rotazione solare, sono limitate alle regioni vicine all’equatore, e si mostrano in più gran quantità in due zone poste simmetricamente a nord e a sud dell’equatore stesso, fra il decimo e il trentesimo grado di latitudine solare.

Il numero delle macchie in un dato istante visibili sul Sole varia di anno in anno in modo regolare e periodico, prendendo nell’intervallo di undici anni circa un valore massimo ed uno minimo; v’è in altre parole nell’apparizione delle macchie solari un periodo undecennale1 [p. 179 modifica]

195. L’osservazione attenta del modo con cui le macchie si presentano alla vista nelle diverse loro distanze dall’orlo dal Sole, ha fatto concludere che esse sono cavità aperte nello strato luminoso che forma la superficie del Sole; cavità però non vuote, ma occupate da vapori, in parte opachi, i quali impediscono che la luce arrivi a noi dal fondo delle cavità stesse. Quindi il color nero che per lo più distingue lo spazio verso il mezzo delle macchie, in altre parole il color nero del nucleo delle macchie2.

Note

  1. È opinione di molti che le macchie del Sole abbiano un certo influsso sulla temperatura dell’atmosfera terrestre e sul nostro tempo, ma quale sia il carattere di questo influsso, quale ne sia la misura non si sa ancora, la relazione che corre fra i due ordini di fatti essendo tutt’altro che semplice.
         Le statistiche meteorologiche delle nostre regioni, e dì quelle che in generale hanno latitudini abbastanza boreali poco dimostrano, le perturbazioni locali fra noi tendendo fino ad un certo punto a mascherare gli effetti delle variazioni delle radiazioni solari. Pare ad esempio che nel clima nostro al crescere delle macchie solari corrisponda un aumento della temperatura dell’aria, ma i due aumenti non sono simultanei, il massimo relativo della temperatura seguendo di tre anni circa quello delle macchie. Pare che nell’occidente di Europa abbiansi in corrispondenza del minimo delle macchie estati più calde, inverni più freddi e che l’amplitudine annua della temperatura sia negli anni corrispondenti a un minimo di macchie più grande che nelle epoche di massimo delle macchie stesse. Pare in generale che i massini di macchie sieno accompagnati da più copiose pioggia e da più intensi commovimenti della nostra atmosfera; che le stagioni nostre però seguano in qualche modo le vicende delle macchie solari non si può ancora affermare in modo assoluto ma solo con opportune riserve.
    Più probabile è la connessione del magnetismo terrestre colle macchie del Sole; una relazione certamente esiste fra le macchie stesse e le variazioni diurne dei nostri magneti, ma anche qui trattasi di relazioni complesse delle quali la scienza avvenire finirà per avere la chiave che la contemporanea ancora non possiede.
  2. Si ammette quasi generalmente che le macchie sono cavità, squarciature cioè nella fotosfera solare, profonde secondo Wilson seimila e più chilometri, ma riesce tuttora difficile il dire quali siano le condizioni dei materiali che esse contengono, e quali le cause dell’oscurità dell’ombra e della penombra loro. Molto si è studiato oramai intorno alle macchie, ma il problema delle macchie solari è ancora lontano dall’essere risolto in modo esauriente, e uno studio ulteriore delle radiazioni di esse macchie è tuttora più che mai necessario.