Astronomia/Capitolo quarto/3
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§ III.
Superficie del Sole.
189. Le osservazioni della superficie visibile del Sole, così a occhio nudo, come telescopiche, debbono esser fatte coll’aiuto di vetri anneriti o di altri mezzi atti a diminuire l’intensa luce, che abbaglia l’occhio e può giungere ad accecarlo, quando non s’impieghino le debite precauzioni.
190. Adoperando un vetro convenientemente annerito, il Sole appare come un globo sempre perfettamente rotondo, tutto coperto alla superficie da uno strato d’intensa luce, al quale si usa dare il nome di fotosfera. La fotosfera è quindi la superficie luminosa che apparentemente contermina il Sole. Vista con forti cannocchiali, essa non appare continua ed uniforme; mostra invece una struttura minuta, irregolare, soggetta a mutazioni incessanti, a movimenti grandiosi, qualche volta violentissimi.
Quando s’impieghi un telescopio di conveniente amplificazione, raramente avverrà che non si scorgano sul disco lucente del Sole una o più macchie nere. Queste possono avere differenti ampiezze; alcune volte sono tali da eccedere le dimensioni dei maggiori continenti terrestri; in qualche rara occasione sono grandi abbastanza da essere vedute senza cannocchiale, cioè coll’occhio semplicemente protetto da un vetro convenientemente affumicato.
191. In prossimità delle macchie solari spesso si scorgono tratti lucidissimi più fortemente luminosi che il resto del disco; si dà loro il nome di facole, e probabilmente sono immense masse di vapori luminosi lunghe migliaia e migliaia di miglia; le facole appaiono infatti lunghe, sottili, ramificate, quasi venature lucide della fotosfera.
Se si osserva più giorni di seguito una stessa macchia od una stessa facola, si trova che l’una e l’altra vanno continuamente cambiando di forma, finchè, dopo aver persistito per alcuni giorni od anche per alcune settimane, scompaiono, cedendo il posto ad altre macchie e ad altre facole che van formandosi in altri punti della superficie del disco.