Ccovi Prencipe Eccellentissimo il Pincio, non già quello incanutito, insecolato, forestiere, et quasi dissi salvatico, mà ringiovenito, familiare, e reso Cittadino da felicissima penna: Io non dubito, che se rediuiuo potesse mirar se stesso sotto questa novella spoglia, egli non fosse, à guisa di serpe alla novella staggione per ammirar, e pompeggiar se stesso, et insieme con le proprie mani consecrar al glorioso Vostro Nome questa sua opera, acciò ella vedesse la luce del Mondo sotto i suoi felici, e fortunati auspicij. Quello ch’adesso da Fati non è concesso, sia reso lecito à me dalla somma, e singolar benignità che in Voi regna. Dedico donque à Vostra Eccellenza quest’Opera dovutale per molti titoli; così piacesse à Dio, ch’avverandosi, quel Pitagorico sigmento, l’anima del Pincio, potesse in me far tragitto, overo ch’in legendolo, e contemplandolo, potessi estrahendone quell’Entusiasmo, ch’egli così felicemente essercitò, proseguir l’interrotta Storia rappresentando la felicità d’un secolo intiero goduto da questa nobilissima Città sotto il Principato della Casa MADRUZZA sempre inclita, e sempre gloriosa. Potess’io dall’Ala destra della Fama scieglier la più dorata penna, e quella intingendo nell’Onde d’Ippocrene, sopra d’un Pario marmo rappresentare, le glorie d’un secolo, secolo veramente d’Oro, che tale l’hà pur provato, et tuttavia lo prova questa Dal Ciel diletta parte (mentre l’Italia tutta, e la Germania in mezzo delle quali è dalla Natura, et da Dio collocata, hanno provato, et provano un secolo di ferro, anzi di fuoco) sotto un CHRISTOFORO, un LODOVICO, e due [p. ivmodifica]CARLI. O sorte beata del nostro Autore, se gli fosse stato concesso essercitar la felicîtà del proprio stilo nel racconto delle gloriose imprese di CHRISTOFORO gran Cardinale, gran Prencipe, e gran Politico; che tale à ponto lo dichiarò quel gran Monarca, mentre in tempi, e congionture difficillissime lo constituì Governatore dello Stato di Milano; e tale à ponto egli si mostrò, mentre seppe portarsi in modo, che ne meritasse da quello e lode, e premio, et da sudditi applauso, e benevolenza. Che meraviglia dunque, ch’egli fosse reputato atto, e degno di due Principati di Bressanone, e di Trento? agevolando insieme la strada al Nepote LODOVICO così al Principato, come al CARDINALATO? il quale accoppiando i proprij, à meriti del gran Zio, fece stupir ROMA. essercitando in modo esquisito tutte quelle virtù, che fanno ammirabile vn Prencipe; del fomento delle quali prudentemente servendosi CARLO il Nepote arrivò, quasi à centro connaturale, alla grandezza di Prencipe di Trento, e Cardinale di Santa Chiesa, nelle quali constituito fù dalla Santa Sede conosciuto atto, e degno di commetter alla sua fede, e Prudenza, nella Dieta dell’anno 1613. il peso de proprij interessi, facendolo Atlante di due Mondi, onde il titolo di Protettor di Spagna nella Corte Romana dovesse poi non meno ricever, che arrecarli honore.
Suolo così ferace di Togati e Purpurati Heroi, non poteva esser sterile, d’huomini guerrieri pullulando l’Alloro à canto all’Oliuo con scambievoli fomenti, e benefficij; verdeggia l’uno all’ombra dell’altro, mentre l’altro s’avanza al fomento dell’uno; così, i Martiali Heroi di questa sempre inclita, e sempre gloriosa stirpe riceuerno in ogni tempo, e diedero fomento alle Sacre Porpore, et alli Scettri, di chi per sangue, et affettione erano congiontissimi: Quindi la grandezza d’un GAUDENZO, il quale per generosità, splendidezza, e magnificenza anco trà Prencipi era trattato da Prencipe; e tale apparve sempre nel commando delle Germaniche legioni, à cui con dispotico imperio commesse, nelle maggiori, e più ardue imprese dell’Ispanica Monarchia.
Tanta e così rara virtù, già divisa, hora unita in Vostra Eccellenza Reuerendissima chi può dubitare, quant’ella si renda più forte, e più robusta? chi si maraviglierà osservando in Vostra Eccellenza tratti di grandezza, magnanimità, e magnificenza, degni di gran Prencipe, mentr’Ella con reggio splendore alberga i primi Prencipi d’Europa, oscurando il fasto dell’Apoline, di quel [p. vmodifica]gran Romano, dando occasione di credere, che si come nell’ultima parte de Cieli, si veggono raccolte tutte le stelle, così nell’ultima parte d’Italia si provino unite tutte le Virtù. Che se da quelle piovono sopra mortali; tanti, e così benigni influssi più in numero, et in qualità maggiori, ne sentono, i vostri sudditi e vassali Giustitia senza rigore; Prudenza singolare, nella scielta de Ministri per fede e sapienza chiarissimi, Maestà affabile, et Affabilità Maestosa; Prontezza nel beneficare, tardanza nel castigare; Onde l’Elogio di Plinio à Traiano Imperatore Qua tua praecipua laus est saepiùs vincitur fiscus; à fronte della CLEMENZA Vostra resta oscurato. Queste, et altre Virtù Vostre Prencipe Eccellentissimo, cui angusto campo farebbe una Storia, non che una lettera generano quell’Armonia, nella quale collocò quel gran Savio la gloria di Dio, la sicurezza dello Stato, e la felicità de Sudditi quella stessa hà indotto me ad impiegar tante fatiche nella presente opera; quali reputerò fortunate, se da Vostra Eccellenza Reverendissima saranno tanto gradite, quanto mi promettono l’Eroiche sue qualità, meritevoli d’ogni più grande ossequio. Et humilissimamente me le inchino.