Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/297

Anno 297

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Anno di Cristo CCXCVII. Indizione XV.
MARCELLINO papa 2.
DIOCLEZIANO imperadore 14.
MASSIMIANO imperadore 12.
Consoli

MARCO AURELIO VALERIO MASSIMIANO AUGUSTO per la quinta volta e CAIO GALERIO MASSIMIANO CESARE per la seconda.

Afranio Annibaliano tenne in questo anno la prefettura di Roma. Se fosse vero che nell’anno presente Eumenio recitata avesse la sua orazione delle scuole di Autun, come ha creduto il padre Pagi con altri2798, sarebbe da dire che in quest’anno fosse già cominciata la guerra fatta da Galerio Massimiano contro ai Persiani. Ma non è ciò esente da dubbii, potendo essere che nel corrente anno, o pur nel seguente, come pensa il Tillemont2799, quell’orazione venisse recitata, non contenendo essa indizio certo dell’anno, oltre all’aver anche alcuni dubitato se Eumenio ne sia l’autore. Sia dunque a me permesso rammentar qui la guerra persiana di Galerio, giacchè Eutropio2800, Eusebio2801, Idacio2802 e la Cronica Alessandrina2803 la riferiscono dopo la liberazion dell’Egitto: confessando io nondimeno che Aurelio Vittore2804 e Giovanni Malala2805 sembrano rapportarla al tempo avanti. Zonara2806 ne parla come se fossero tutte e due nello stesso tempo succedute. Regnava allora nella Persia non so se Narseo, o sia Narse, o Narsete, o pur Vararane, principe ambizioso, che s’era messo in testa di non la cedere a Sapore, avolo suo, nella gloria di conquistatore. Avea egli già tolto ai Romani l’Armenia, e con formidabil armata minacciava il resto dell’Oriente. Diocleziano, per attestato di Lattanzio2807, non si sentendo voglia di far pruova del suo valore contra di coloro, per non incorrere nella sciagura di Valeriano Augusto, diede, secondo il solito, l’incumbenza d’essa guerra al suo gran campione, cioè a Galerio Massimiano Cesare, con andarsene egli a riposare in Antiochia col pretesto di attender ivi alla spedizione di gente e di viveri all’armata di Galerio a misura de’ bisogni. Era Galerio uomo arditissimo, ed Orosio2808 parla di due combattimenti contro i Persiani, ma senza dirne l’esito. Convengono poi tutti gli storici2809 che in un d’essi, o pure nel terzo, egli totalmente rimase sconfitto dai nemici, non già per sua dappocaggine, ma per sua temerità, avendo voluto con poche schiere de’ suoi assalir le moltissime dei Persiani. Da una o due parole di Eusebio2810, e da altre di Eutropio2811 e di Rufo Festo2812, ricaviamo che lo stesso Galerio venne in persona ad informar Diocleziano de’ suoi sinistri avvenimenti; ma fu sì sgarbatamente, e con tale alterigia e sprezzo ricevuto da Diocleziano, che fu costretto a tenergli dietro per più di un miglio di viaggio a piedi vicino alla carrozza con tutto il suo abito di porpora indosso. Potrebbe essere che nel precedente anno tutto questo avvenisse. Ma per tal disavventura ed ignominia in vece di perdere il coraggio, Galerio maggiormente si sentì animato alla vendetta. Raunato [p. 1043 modifica]dunque un possente esercito2813, massimamente di veterani e di Goti nell’Illirico e nella Mesia, con esso passò nell’Armenia, per azzuffarsi di nuovo col re persiano. Diocleziano anch’egli con molte forze si avvicinò ai confini della Persia nella Mesopotamia, per fiancheggiar Galerio, ma lungi dai pericoli. Mirabile fu questa volta la circospezione e sagacità di Galerio, dopo aver imparato dianzi alle sue spese. In persona con due soli compagni andò egli prima a spiare l’armata nemica, e seppe sì ben disporre le insidie e cogliere il tempo, che, assalito all’improvviso il campo nemico, superiore bensì di forze, ma impedito da gran bagaglio, interamente lo disfece con orrido macello della gente persiana. Scrive Zonara2814 che il re loro se ne fuggì portando seco per buona ricordanza del fatto una ferita. Ma restò prigioniera la di lui moglie, o pure, come altri vogliono, le di lui mogli, sorelle e figliuoli dell’uno e l’altro sesso, con assaissime altre persone della prima nobiltà della Persia. Lo spoglio del campo nemico fu d’immense ricchezze, e ne arricchirono tutti i soldati. Ebbe cura Galerio, per attestato di Pietro Patrizio2815, che fossero trattate con tutta proprietà e modestia le principesse prigioniere: atto sommamente ammirato dai Persiani, i quali furono forzati a confessare che i Romani andavano loro innanzi, non meno nel valore dell’armi che nella pulizia de’ costumi. Avrà pena il lettore a credere ad Ammiano Marcellino2816, allorchè racconta, che avendo un soldato trovato in quell’occasione un sacco di cuoio, se pur non fu uno scudo, dove era gran quantità di perle, gittò via le perle, contento del solo scudo o sacco: tanto erano allora le armate romane lontane del lusso, e ignoranti nelle cose di vanità. Certo un grande ignorante dovea essere costui! Giovanni Malala2817 lasciò scritto che Arsane regina di Persia, rimasta prigioniera, fu condotta ad Antiochia, ed ivi nel delizioso luogo di Dafne per alcuni anni con tutto onore mantenuta da Diocleziano, finchè, fatta la pace, fu restituita al marito. Aggiunge ch’esso Augusto per la vittoria suddetta provar fece a tutte le province la sua liberalità. Ma non sussiste che per alcuni anni durasse la prigionia della regina persiana. Imperciocchè Narse, dopo essere fuggito sino alle parti estreme del suo reame, rivenne in sè stesso, e spedì a Galerio uno de’ suoi più confidenti2818, per nome Afarban, affinchè umilmente il pregasse di pace, con dargli un foglio in bianco per quelle condizioni che più piacessero ad esso Galerio. Nè altro chiedeva quel re, fuorchè la restituzion delle sue donne e de’ suoi figliuoli, perchè nel resto sperava buon trattamento dalla generosità romana, la quale non vorrebbe troppo eclissata la monarchia persiana, cioè uno dei due occhi, o pur dei due soli che si avesse allora la terra. L’ambasciata andò; e Galerio in collera rispose che non toccava ai Persiani il domandare ad altrui della moderazion nella vittoria dopo gl’indegni trattamenti da lor fatti a Valeriano Augusto, e che egli restava più tosto offeso delle lor preghiere. Nientedimeno voleva ben ricordarsi del costume de’ Romani, avvezzi a vincere i superbi e resistenti, e a trattar bene chi si sottometteva. Con questo licenziò l’ambasciatore, dicendogli che il di lui padrone sperasse di riveder presto persone a lui tanto care. Venne Galerio a Nisibi nella Mesopotamia, dove si trovava Diocleziano, per conferir seco le proposizioni del re nemico. Con grande onore fu allora ricevuto, e si trattò [p. 1045 modifica]fra loro se si avea da dar mano alla pace. Pretendeva Galerio che si seguitasse la vittoria2819, in guisa che si facesse della Persia una provincia soggetta all’imperio romano. Ma Diocleziano, che la volea finire, e più dell’altro scorgeva quanto fosse malagevole il tenere in ubbidienza quel vasto regno, si ridusse a più discrete pretensioni. Fu dunque spedito a Narse il segretario Sicorio Probo, il quale, trovato il re nella Media vicino al fiume Asprudis, fu molto onorevolmente accolto; ma non ebbe sì tosto udienza, perchè Narse volle dar tempo a’ suoi fuggiti dalla battaglia di comparir colà. L’udienza fu fatta alla presenza del solo Afarban e di due altri; e Probo dimandò che il re cedesse ai Romani cinque provincie poste di qua dal fiume Tigri verso la di lui sorgente, ciò l’Intelene, la Sofene, l’Arzacene, la Carduene e la Zabdicene. Pretese inoltre che il Tigri fosse il divisorio delle monarchie, Nisibi il luogo di commercio fra le due nazioni; che l’Armenia sottoposta ai Romani arrivasse fino al castello di Zinta sui confini della Media; e che il re d’Iberia ricevesse la corona dall’imperatore. A riserva dell’articolo Nisibi, Narse accordò tutto, e rinunziò ad ogni sua pretensione sopra la Mesopotamia: con che seguì la pace, e furono restituiti i prigioni. Gloria ed utilità non poca provenne dalla suddetta vittoria all’imperio romano; perchè, a testimonianza di Rufo Festo2820, durò la stabilita pace sino ai suoi giorni, cioè per quaranta anni, avendola rotta i Persiani solamente verso il fine del governo di Costantino, per riaver le provincie cedute, siccome in fatti le riebbero. Galerio per questa sì fortunata campagna si gonfiò a dismisura; e, siccome avvertì Lattanzio2821, prese i titoli fastosi di Persico, Armeniaco, Medico e Adiabenico, quasichè egli avesse soggiogate tutte quelle nazioni. Quel che è più ridicolo, da lì innanzi egli affettò il titolo di figliuolo di Marte, laonde Diocleziano cominciò a temer forte di lui. Si sa che nel presentare a Galerio le lettere di esso Diocleziano col titolo consueto di Cesare, più volte egli esclamò dicendo: E fin a quando io dovrò ricevere questo solo titolo? Potrebbe essere che nel presente anno ancora Massimiano Augusto e Costanzo Cloro Cesare riportassero altre vittorie dal canto loro contra dei Barbari; ma giacchè il tempo preciso delle loro imprese non si può fissare, parlerò dei loro fatti negli anni seguenti.