Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/276

Anno 276

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Anno di Cristo CCLXXVI. Indizione IX.
EUTICHIANO papa 2.
FLORIANO imperadore 1.
PROBO imperadore 1.
Consoli

MARCO CLAUDIO TACITO AUGUSTO per la seconda volta ed EMILIANO.

Fa menzione Vopisco 2591 di Elio Scorpiano, che era console nel 3 di febbraio dell’anno presente; e perciò si può credere che Tacito Augusto tenesse un solo mese il consolato. Fra le altre azioni di lui riferite da Vopisco vi fu l’aver egli bandito da Roma i postriboli, non già delle pubbliche donne, per quanto io mi figuro, ma bensì di un vizio più deforme ed abbominevole: provvisione nondimeno che fu di brevissima durata in un popolo avvezzo ad ogni brutalità, perchè mancante dei lumi e del freno della vera religione. Proibì ancora il tenere aperti i bagni in tempo di notte, per impedire le sedizioni; e vietò, tanto agli uomini che alle donne, il portar vesti di seta. Volle che si distruggesse la casa propria, e che a sue spese quivi si fabbricasse un bagno pel pubblico. Cento colonne di marmo di Numidia, alte ventitrè piedi, donò al popolo d’Ostia. Assegnò alla manutenzion delle fabbriche del Campidoglio le possessioni ch’egli avea nella Mauritania; donò ai templi l’argento che serviva alla sua tavola; e manumise cento dei suoi servi dell’uno e dell’altro sesso. Continuò poscia a vivere come prima, usando le medesime vesti che gli aveano servito da privato. La sua tavola continuò ad essere parchissima: il maggiore imbandimento consisteva in cavoli ed erbaggi. Non volea che la moglie portasse gemme, e neppure permise al pubblico i ricami d’oro nelle vesti. Ebbe anche cura di punire rigorosamente gli uccisori di Aureliano, e sopra gli altri a Mucapor fu dato un rigoroso gastigo2592. S’era fin l’anno dietro udito un gran movimento di barbari Sciti dalla Palude Meotide, che pretendeano d’essere stati chiamati da Aureliano Augusto in suo aiuto. Costoro si sparsero pel Ponto, per la Cappadocia, Galazia e Cilicia, commettendo quelle ruberie ed insolenze ch’erano il mestier familiare di gente usata alle rapine. Tacito, benchè vecchio, giudicò debito della sua dignità il portarsi colà in persona coll’esercito. Seco era Floriano suo fratello, dichiarato prefetto del pretorio. Da due parti amendue [p. 981 modifica]combatterono contra di tali assassini, con obbligar quelli che non restarono vittima delle spade romane a ritirarsi ne’ lor paesi. Ciò fatto, si preparava Tacito per tornare in Europa, quando la morte venne a trovarlo2593, chi dice in Tarso, chi in Tiana e chi nel Ponto; e non avendo regnato che sei mesi e giorni, secondo i conti d’alcuni, si conghiettura ch’egli finisse di vivere nell’aprile dell’anno presente. Restava tuttavia indeciso ai tempi di Vopisco s’egli mancasse di vita per malattia naturale, oppure perchè ucciso. Convengono gli scrittori greci2594 che violenta fosse la morte sua. Intorno a ciò scrive Zosimo che avendo Tacito mandato per governator della Soria Massimino suo parente, costui maltrattò in maniera i magistrati della città, che tutti cospirarono contra di lui, e gli levarono la vita. Temendo poscia coloro di ricevere da Tacito il meritato gastigo, unitisi con quegli uccisori di Aureliano che restavano anche vivi, tali insidie tramarono ad esso Augusto Tacito, che il levarono dal mondo. Nulla di più sappiamo di lui, e neppur ne seppero gli autori della Storia Augusta, se non che2595 a Terni gli fu alzata una memoria sepolcrale con istatua, che poi restò atterrata ed infranta da un fulmine. Certo il suo senno e l’amore del pubblico bene poteano far sperare da lui delle gloriose imprese; ma il corto suo vivere gl’impedì il fare di più. Stento io a credere a Vopisco2596, quando scrive, aver egli comandato che il mese di settembre si appellasse Tacito, non parendo propria di un sì saggio vecchio Augusto una sì pueril vanità. Dopo la caduta di Tacito, Marco Annio Floriano, suo fratello uterino e prefetto del pretorio, quasi che l’imperio fosse ereditario, si fece proclamare Imperadore Augusto da’ suoi soldati, e non tardò a spedirne l’avviso al senato romano, il quale non fece difficoltà ad accettarlo. Ma ritrovandosi allora Probo generale dell’armi romane in Soria, quell’armata, appena udì la morte di Tacito, che a gran voce chiamò imperadore esso Probo. Fece egli, almeno apparentemente, non poca resistenza, siccome personaggio che non avea, per quanto egli dicea, mai desiderato quell’onore2597, protestando specialmente a que’ soldati che non troverebbono vantaggio in volerlo innalzare, perchè egli era uomo poco indulgente. Tuttavia gli convenne cedere, e tanto più perchè dopo un tal atto sarebbe riuscito pericoloso a lui il dimorare in istato privato. Perciò ecco insorgere una guerra civile. Floriano fu riconosciuto per imperadore a Roma, e per tutte le provincie dell’Europa e dell’Africa, ed anche in Asia sino alla Cilicia; laddove solamente la Soria, la Fenicia, la Palestina e l’Egitto si sottomisero a Probo, pochissima parte di mondo in paragone dell’altra. Dimorava allora Floriano verso lo stretto di Bisanzio, dove avea ristretti gli Sciti rimasti sbanditi nell’Asia, quando gli giunse l’avviso d’aver per competitore Probo. Lasciati dunque andare i Barbari, si mise in arnese per procedere coll’armi contra di lui, e passò nella Cilicia. Probo, all’incontro, perchè si sentiva assai inferiore di forze, ad altro non pensò che a prepararsi per la difesa, e a tirare in lungo la guerra, quando arrivò il caldo della stagione, il quale ardente in quelle parti non solamente si fece sentir molestissimo ai soldati di Floriano, la maggior parte europei, e piuttosto usati al freddo, ma li fece anche cadere per la maggior parte malati. Di ciò informato Probo si accostò coll’esercito suo a Tarso, dov’era Floriano; e benchè uscissero in ordine di battaglia i soldati di lui, pure non osarono azzardarsi che ad alcune scaramuccie. Pertanto, inquieti al veder così indebolita [p. 983 modifica]per le malattie la loro armata, e non ignorando quanto fosse superiore in abilità e merito l’emulo Probo, il quale si può conghietturare che facesse far loro delle segrete insinuazioni di molto vantaggio, vennero in risoluzione di terminar quella guerra, con abbandonar Floriano ed accettar Probo per imperadore2598. La più comune opinione degli storici è, che Floriano fosse ucciso da’ suoi. Aurelio Vittore 2599 nondimeno lasciò scritto ch’egli, con tagliarsi le vene da sè stesso, si diede la morte, dopo due mesi in circa d’imperio. Sicchè restò solo imperadore Probo, ed ebbe alla sua ubbidienza tutte le milizie che si trovavano in Oriente: dopo di che spedì a Roma delle saporite lettere, rappresentando al senato e al popolo romano, ch’egli per forza avea ben preso il titolo d’Augusto, ma che senza la approvazion d’essi, ch’erano i principi del mondo, egli non volea ritenerlo: che ben sapeva di poter far tali slargate da che avea in mano le forze maggiori dell’imperio, e qual fosse in casi tali l’uso del senato. Nel testo di Vopisco è scritto che questa lettera di Probo fu letta in senato nel dì 3 di febbraio, e in lui concorsero i voti e plausi d’ognuno. Per consenso di tutti i critici, v’ha dell’errore, da che il medesimo storico confessa cessata la vita di Floriano nella state dell’anno presente, dopo due o tre mesi d’imperio: e però non potè Probo nel febbraio di quest’anno aver presa la porpora, nè aspettar sino al febbraio dell’anno seguente per procurarsi l’approvazion del senato.